giovedì 14 giugno 2012

Due cose, prima di morire.

Riapro gli occhi che sono a letto.
Mi hanno legata.
Si vede che mi agitavo, e la stronza ferita di quella troia puttana di un'operazione di merda poi si apre.

Peccato.
Era bello stare di là.
Lontano.
Ammazzare il coglione.
Schiacciarlo, uno scarafaggio, sporco, la poltiglia gialla sotto le ciabatte.

_ Buongiorno cara. Oggi ne portano un altro, sa? Dagli uomini... non ne portano tanti in questo reparto.

L'infermiera. Vecchia troia.
Che cazzo vuoi che mi freghi.

_ Non sarà di grande compagnia... è in coma. Caduto da una finestra, dicono. Ah, ecco che lo portano...

Si affaccia dalla stanza, guarda.
Io sbircio quel che riesco. La processione di dottori e cazzoni in camice vari che accompagnano il povero stronzo.
Povero, povero stronzo.

Eccomi di nuovo qui.
Il fumo esce dalla canna del fucile.
Alzo gli occhi al cielo.
Il solito, freddo, accogliente coperchio di smog.
Sorrido.
Mi sento bene qui, lontano.

_ L'hai ucciso!

Chi cazzo è, adesso?
Un bambino?

_Perché? Perché?

Alzo le spalle.

Non serve un perché per essere senza cuore.
Non affannarti e sorridi.

E ora muori pure.