martedì 29 giugno 2010

Maggio trabocca.


È tempo!
È tempo!
Forza! Infila quegli stivalacci di gomma verde, con la para, come si diceva quando eravamo piccoli e andavamo nei cortili pieni di sassi di fianco alle chiese, a giocare coi palloni di gomma che con un calcio forte tornavano quasi indietro tanto erano leggeri, consunti, volatili, e corrergli a dietro a stormi, che nei campi di calcio veri ci giocavano quelli grandi, con le magliette fighe, i pantaloncini, le scarpe coi chiodi e con tutto, mentre a noi solo suole col carrarmato e ginocchia sbucciate.

È tempo!
Forza! Coi pantaloni dentro gli stivali, quell’effetto da pescatore, e con la camicia a quadroni, le bretelle, i capelli lunghi e la barba imbiondita dai primi pomeriggi a picco, la pelle arrossata e l’occhio lucido, e via per viali e marciapiedi, che c’è il raccolto che aspetta!

Lo senti il profumo di merda e frutta, vento e caldo, che sale dai canali là in fondo, dietro i campi di grano, le risaie, i tombini i palazzi di vetro attraversati da larghi rasoi di tramonto, stop che scintillano nelle notti come la brace su cui poi griglieremo bistecche, salamelle e caciotte che diventano molli, e son calde, e son buone.
Lo senti quel cielo afoso d’azzurro, di terra morente, bacche spappolate da zoccoli di cavallo, piscio di cane messo a seccare su lamiere già sporche e centraline elettriche, falene bruciate dai neon marci di rosa, graffi di nubi nere nelle bocche arrossate, riflessi e pozzanghere.
È tempo!
È tempo!

Scendi a valle con me, seguimi in quest’orgia indaffarata di giorni più lunghi.
Vieni a coglier lampioni rotondi e maturi, a gettarli in carrelli da spesa, vasche in cemento e scavatrici.
Vieni a mieter parchimetri, paracarri, ringhiere e cartelli stradali, a riporli negli autobus, nelle betoniere, metropolitane e passanti, sui cavalcavia, tangenziali e tratte veloci veloci, così poi li portiamo allo stadio, alle rimesse, o nei sottoscala che sanno di polvere fresca, e lì li mettiamo ad attendere inverno.
Vieni a domare le auto, le moto, i camion, i treni e i trasporti speciali, cavalcando le bici spingiamoli a formar branco, a suon di bloster sui parabrezza, megafoni, gps e blue tooth, incitiamoli a correr lungo i navigli, in circolo nelle piazze, nei controviali alberati, e poi ancora più oltre, più giù, andiamo più giù, verso i recinti, le vacanze di mare, di sabbia, palette e secchielli, costumi, erezioni ed oli abbronzanti.

Perché lo senti che c’è rumore di sole.
È tempo, vieni, fai in fretta, che Giugno ci insegue!

giovedì 24 giugno 2010

Ermetica Mente: Fuori dai mondiali.

E ora con la "vuvuzuela" che ci fai?

Indovina.

Corollario Darkmind:
Hai una vuvuzuela sotto mano?
Vieni qui che te lo spiego...

martedì 22 giugno 2010

Lo sgabuzzino cinese (3)

Cari discepoli-buddha, inforcate occhiali-buddha con la montatura-buddha, mettete le pantofole-con-la-faccia-di-buddha, gatti e cani-buddha al seguito, e riprendiamo lettura e meditazione del libretto sacro dell'elettrodomestico-buddha, detto anche il soffiatore, fu fu fu (rumore di soffio che accompagna una mossa dell’arte marziale cin cian giuan luis, cioé servire in tre rapidi e secchi movimenti un bianchino alle 9 di mattina).
Oggi si mediterà sull'Usare.
Mica cazzi e carote, mica uno mi medita sul fare, baciare lettera o testamento, qui si medita sull'USARE, sem minga chì a meditare sulle bambole, veh.

Usare
1. Per favore di controllare la
pressione di presa è se (se cosa?, se telefonando? Ah, che roba, mi commuovo...) accordare con la pressione di questo prodotto prima dell'uso (comunque ho una pressione di presa fortissima io, spappolo le nespole così, snap, spapps).

2. Ci può essere parecchi fumo spruzzato fuori da quando il primo uso (sempre parecchi oi fumoi, alla greca, da quando il primo uso, per questo si dice che "primo uso non scorda mai", non esiste provare, esiste usare), ma non significa il danno, senza qualunque pericoloso (no, di certo no, se il soffiatore emette un fumo denso che ti viene in mente subito la ridente cittadina di Seveso, stai tranquillo, respira a pieni polomoni, e vai, vai!, che non significa il danno, senza qualunque pericoloso!).

3. L'interruttore accantona (ooohhh...) può essere aggiustato al più alto quando i suoi capelli è bagnati (l'interuttore accantona... ri-ohhh... è un interruttore di chiara natura BUDDHA? Lo aggiusto al più alto, non sia mai che mi areni così sulla strada dell'illuminazione, o della morte per avvelenamento chimico, va bene lo stesso).

4. Lei farebbe meglio aggiusta l'accantona per abbassare un se i suoi capelli è secchi o facilmente danneggiati (lei chi? Dai, ci diamo del tu, ormai, no? Oh mio santone preferone? Comunque accorro ad aggiusta l'accantona, vuoi mai che un se i miei capelli è secchi o facilmente danneggiati, son mica cose da rischiarsi così, uè, facia de stupid).

5. Non per raggiungere l'effetto migliore (giustamente, la strada è ardua, niente è facilitato con effetti migliori, ma solo peggiori, STOLTI, meditate!), la distanza tra il soffiatore ed i suoi capelli dovrebbe essere più grande di 100 millimetro (anche perché più piccolo di 100 millimetro... cioé... mi prostro e taccio invece di parlare parole tutte parolate), il docente universitario colpo a un luogo per il tempo lungo (glom... il docente universitario? Mi passa un brivido lungo la schiena... soprattutto se costui, oltre a comparire dal nulla, in armonia col contesto quanto un Calderoli in completo a festa tirolese in mezzo ai tifosi sudafricani, mi fa pure un colpo a un luogo per il tempo lungo! Anch'egli è edotto dell'antica arte del cin cian giuan luis? Rabbrividiamo), soffia i suoi capelli col trasloco continuo per evitare il danno ai capelli (certo, su, si capisce, questo docente soffia i suoi capelli col trasloco continuo, ovvio, chiaro, dai, smettila di guardarmi così, è chiaro, no? NO? Ho paura!).

Ora effettuate una pressione di presa sulle nespole... fatto? Hanno fatto snap e poi SPAPPS?
Bene.
Ora immergetevi nei parecchi fumo spruzzato fuori da quando il primo uso.
Fatto?
Vi è cresciuto il terzo occhio (per via della diossina, mica per la meditazione)?
Ok.
Ora aggiustate l'interruttore accantona per abbassare un se.
Fatto?
Tutto accantonato, cognata, suocera, filippino che ti vuole vendere le rose mentre la tua ragazza sta scappando con un attore porno afro-americano?
L'interruttore accantona... accantona ‘o veramente?
E che figata è, eh?

Prima che spunti fuori il docente universitario con la sua mossa segreta del colpo a un luogo per il tempo lungo, fu fu fu, lasciatemi usare l'interruttore accantona, vah.

Clic.

(to be continued, ovèro, per essere continuato, direbbi il santone nello sgabuzzino)

giovedì 17 giugno 2010

Aprile spossato.


Le palpebre crude sono muri di cemento a getto, quelli che da bambino mi bastava guardarli e mi veniva un male sotto le unghie, erano così grigi, concreti, non serviva nemmeno immaginare le mie dita grattarci sopra, la carne viva bruciava più veloce del pensiero.
Mi sforzo di tenerle chiuse, le sento tremare, percorse da piccoli ragni di sonno, zampe pungenti sugli occhi che, lì sotto, dietro queste membrane esauste per lo sforzo di rimanere distese, non dormono.

Sotto palpebre chiuse, ho occhi spalancati.
Orecchie aperte.
Mani che scivolano sulle lenzuola.

Ascolto, allora.
Pioggia fresca fra le foglie, vetri e tetti, sopra la fronte la finestra sembra febbre.
Schiocchi rapidi di tacchi, tutto un codice a rintocchi, che dice donne, biscotti al cocco e latte, uno dei tanti mondi accanto, struscia e non ti tocca.

Niente.
Occhi sbarrati, fanali e nebbia, sotto coltri ruvide di lana grezza.

Tattile, allora.
Scivola il palmo sulla distesa blu di lenzuola, le gambe in posa di corsa, le braccia sul materasso, una parete contro cui appiattirsi, poi una ruga, grinza di cotone, la prendo tra dita e palmo.
Inspiro dal naso, accetto la sconfitta.

Va bene.
Mi alzo.
Prometto.
Non vado più a letto.
Così tanto tardi che è ora di alzarsi.
Così tanto che quasi c’è Maggio.

mercoledì 9 giugno 2010

Humor grigio #15

Si ciciarava tranquilli.
Un momento di calma telefonica.
Una pausa nel continuum spazio-temporale in cui il pool di cervelli dei clienti della Intenettoes (peso specifico TOTALE: 2,387 grammi ad oggi) NON era all'opera.
Ecco la cronaca.

Peppermind: ... mah, se fossimo nel Medioevo probabilmente mo' starei a fare il buffone di corte...

Banner: Nah, quello lo farebbe Impossible.

PM: Ne dubito: alla prima battuta del cazzo, TRAMMM che ti tagliavano la testa, altroché.

Banner: Ah, bei tempi.

Impossible: Ma no, magari facevo il contadino...

PM: Be', quasi sicuro.
Quelli nella nostra condizione facevano il contadino o similari, visto che non siamo d'estrazione nobiliare...

Banner: A me sarebbe piaciuto fare il fabbro... fare le spade per ammazzare i carabinieri di merda!

Impossible: Un dino, due dini, tre dini... quattro dini.

PM: ... (la fronte si imperla di sudor freddo)

Banner: Grmblr... (digrigna i denti, gli occhi si iniettano di sangue)

Mr Fantastic: ... (sì c'era anche lui, smette di diteggiare sulla tastiera, alza lo sguardo allarmato verso Impossible)

Impossible: Che c'è?
Sto facendo il conta-dino!
(ride di risata stentorea eT acidula)

Banner: esco un attimo, devo trovare un carabiniere e picchiargli la merda fuori (to beat the crap out)
Peppermind: ti seguo, se ne trovi uno ne trovi due.
Mr Fantastic: Impy... ti tolgo le ferie.