domenica 30 agosto 2009

Le dieci risposte del Pepper a Repubblica.

Peppermind: Pronto?
Hypeeeeeer?

Maroni: Se ghè?
Vusa nò…

PM: Brau fieu… senti, passami Berlusconi.
C’è?

Maroni: Già, ades… e poi?
Ste voret… la Gloria Guida, magari?

PM: Mamma, che gusti anni 80 che te ghé, Marùn… vabbe’, ho capito… è tardi per lui: gli avete già dato brodino e puré, e a nanna, che poi al vecchietto gli piglia uno sciupùn…
Dico a te, che tanto è uguale, la vostra soglia del QI è troppo bassa per i miei sensi di ragno, non vi distinguo al buio.
Allora: siccome che mi avete rotto con ‘sta storia delle 10 domande di Repubblica, e strarotto con la faccenda che sarebbero diffamatorie, che non ci si può rispondere perché, cito, “
il lettore è indotto a pensare che la proposizione formulata non sia interrogativa, bensì affermativa ed è spinto a recepire come circostanze vere, realtà di fatto inesistenti”, rispondo io, così la finite di spaccare le balle con ‘ste domande, dimostrandovi che si può benissimo rispondere, anzi, girare la frittata senza per forza gonfiare il petto come pavoni spennacchiati, che ci avete un’età, che ne dici?

1. Quando, signor presidente, ha avuto modo di conoscere Noemi Letizia? Quante volte ha avuto modo d’incontrarla e dove? Ha frequentato e frequenta altre minorenni?

L’ho conosciuta a (inserire luogo) il (inserire data), e l’ho incontrata (inserire numero) volte e (inserire luoghi).
Frequento, e ho frequentato minorenni come tutti gli altri: come papà, nonno, zio, amico di famiglia.

2. Qual è la ragione che l’ha costretta a non dire la verità per due mesi fornendo quattro versioni diverse per la conoscenza di Noemi prima di fare due tardive ammissioni?

Perché vedete il marcio dappertutto, e finché lo vomitate su di me, mi sta bene, sono effetti collaterali e previsti dell’essere un uomo potente e invidiato da tutti: non sapete come combattermi, vi inventate bugie meschine.
è una tattica che io padroneggio come nessuno, del resto (no questo non mettercelo, Maroni, mi raccomando).
Ma se riversate questo marciume su Noemi non mi sta bene, quindi la proteggo con ogni mezzo, come un buon nonno, papà o zio farebbe, anche mentendo se serve.

3. Non trova grave, per la democrazia italiana e per la sua leadership, che lei abbia ricompensato con candidature e promesse di responsabilità politiche le ragazze che la chiamano «papi»?

No.
L’ho fatto perché credo che siano donne meritevoli per la loro intelligenza e per il loro carattere.
Che siano affezionate a me tanto da vedermi con un papà, è secondario e ininfluente sulle mie scelte.

4. Lei si è intrattenuto con una prostituta la notte del 4 novembre 2008 e sono decine le “squillo” che, secondo le indagini della magistratura, sono state condotte nelle sue residenze. Sapeva che fossero prostitute? Se non lo sapeva, è in grado di assicurare che quegli incontri non l’abbiano resa vulnerabile, cioè ricattabile – come le registrazioni di Patrizia D’Addario e le foto di Barbara Montereale dimostrano?

No, non sapevo fossero prostitute.
Come faccio ad assicurarvi una cosa del genere?
Probabilmente mi hanno reso vulnerabile sì, ma come tutti ho una sessualità da vivere e soddisfare, cerco di farlo senza che questo danneggi la mia immagine, ma l’accanimento della stampa è un osso duro da sconfiggere.
Di fatto quel che conta è il mio impegno politico e i risultati che ottengo, e se c’è una cosa che posso assicurarvi è che alla fin dei conti la gente valuterà quelli e non la mia vita privata.
I ricattatori si definiscono da sé, in quanto a statura morale, del resto.

5. È capitato che “voli di Stato”, senza la sua presenza a bordo, abbiano condotto nelle sue residenze le ospiti delle sue festicciole?

Se è capitato, non ne ero a conoscenza.
Oppure:
Sì, è capitato, ma non è una decisione che ho preso io, e ho chiesto più volte a chi organizza questi voli di smetterla.
A questo punto saranno richieste ufficiali che, se non esaudite, avranno conseguenze legali per i trasgressori.

6. Può dirsi certo che le sue frequentazioni non abbiamo compromesso gli affari di Stato? Può rassicurare il Paese e i nostri alleati che nessuna donna, sua ospite, abbia oggi in mano armi di ricatto che ridimensionano la sua autonomia politica, interna e internazionale?

Anche in questo caso: non è possibile avere certezze simili.
Qualsiasi azione può compromettere uno status quo, anche la più buona e intelligente.
Qualsiasi frequentazione può portare danni a uno stato, anche quelle fatte a fin di bene.
Chiaramente il punto della domanda è se il fatto che io abbia frequentato alcune donne può danneggiare l’Italia, ma non ho una palla di vetro, e quando mi piace una donna posso solo scegliere tra due opzioni: frequentarla o non frequentarla.
Non essendo un frate trappista, ogni tanto opto per la prima.
Cerco di non mischiare politica e amore, quindi credo che nessuna delle donne che ho amato abbia in mano chissà quali armi di ricatto.

7. Le sue condotte sono in contraddizione con le sue politiche: lei oggi potrebbe ancora partecipare al Family Day o firmare una legge che punisce il cliente di una prostituta?

La bontà della legge prescinde dalla bontà del legislatore.
Anche se mi si può giudicare una persona che non è riuscita a fare della famiglia un proprio valore (e qui potrebbero dissentire in tanti, compresi i membri della mia famiglia), perché dovrei addirittura smettere di inseguire questo ideale, e fare di tutto per portarlo all’attenzione di tutti, magari partecipando al Family Day?
È come se si pretendesse che chiunque non sia omosessuale non potesse partecipare al Gay pride: non ha senso.

8. Lei ritiene di potersi ancora candidare alla presidenza della Repubblica? E, se lo esclude, ritiene che una persona che l’opinione comune considera inadatta al Quirinale, possa adempiere alla funzione di presidente del consiglio?

Sì, sono ancora un candidato papabile.
Il sistema di rappresentanza è strutturato in modo che l’opinione pubblica venga espressa dai rappresentanti eletti: se una persona non è adatta, i politici stessi non la eleggeranno.
Pena la perdita della fiducia degli elettori.
Ma mi sta facendo un ripasso de nostro sistema politico?
Se vuole le spedisco qualche manuale a casa.

9. Lei ha parlato di un «progetto eversivo» che la minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?

Certo, lo garantisco.
Se ha notizie del contrario, sono sicuramente bufale, prove non provate.
(Maroni, qui dovete provvedere a insabbiare tutto, state attenti, ma altre risposte non sono possibili)

10. Alla luce di quanto è emerso in questi due mesi, quali sono, signor presidente, le sue condizioni di salute?

Godo di ottima salute.
Ma anche alla luce degli ultimi 20 anni, non vedo la discriminante per questi ultimi due mesi.

Maroni: Capito quasi nagott…

PM: Non ti preoccupare.
Consegna le risposte che ho dato a chi di dovere, e piantiamola con ‘sta farsa della causa alle domande, che va bene stiracchiare il linguaggio, ma qui lo si fa a pezzi: una domanda non può essere diffamatoria, al limite tendenziosa.
Però, la prossima volta, pensateci voi.
Voi che sostenete Berlusconi.
Voi che siete per i fatti contro le parole.
Voi che vi vantate di avere la faccia come il culo:

e fatelo il vostro stramaledetto lavoro!

Organizzatevi per prenderci in giro come si deve, o fate in modo di riaccendere il sacro furore parolaio del giovin Berlusca, meno pirla e più parola, diciamo, come tanto ama ricordare il Furlotti.

Non posso mica sempre pensare a tutto io, ci ho delle traduzioni da fare e un gatto da nutrire.

SE TELEFONANDO IO POTESSI IMBOCCARE IL BERLUSCA, CHE TUTTA ‘STA STORIA MI HA ANNOIATO, IO LO FAREI…

mercoledì 26 agosto 2009

Re: Miglior invitare.

Re: Miglior invitare.

(Si sa, il Re è il miglior invitare sulla piazza... o il miglior invitare non fu mai scritto, o miglior invitare non nuoce)

Questo è il saluto da Eiorder LTD. § (oehhhhh ohhh ohhh, bella dell'Eiorder! Ci hai un nome troppo caguto, ma ci sta dentro lo stesso, dai, nah...), Uno dei grandi elettrico grossista e dettagliante nel China (dal Cina con vibratore, praticamente? Dettagliante, veramente dettagliante...).

We principalmente vendere (WE ESSERE principalmente THE VENDITORIIIII, WE ESSERE secondariamente THE DETTAGLIANTIIII, e vai di assolo vocale, Cindy, che oggi mi sento molto anni ottanta) prodotti elettrici come fotocamere digitali, cellulari, TV LCD, Xbox, Laptop, DV, Mp4, GPS (e..., atansiòn atansiòn, an deu truà:) Chitarra elettrica (YEAHHH! Cioé, io vendo panini, bibite, salamelle, salcicce, parsutti, caramelle, nocciolini, pistacchini, bomboloni krapfen, krapfen caldi, krapfen krauti, cicche tonga, cappucciniebrioche e... BIG JIM DI VETRO CON PUPARUOLI ROTANTI E LUMINESCENTI AL BUIO? Che ci volete fare, rimastanze di magazzino, ci sbatto dentro pure quelli? Certo che questi elettrici grossisti e dettaglianti che mi comprano la chitarra al figlio che poi non la suona e ce la ricicciano insieme al tom tom specializzato nei dintorni di Pechino... son piccoli Eracliti zen, confuci e felici, dai).

Invitiamo a visitare nostro sito web: per trovare qualcosa che vi interessa maggio (ciccio formaggio) e vi invitiamo a contattarci liberamente se avete qualsiasi domanda (osti, un italiano corretto, risalta come un puparuolo rotante nella notte, ci han proprio ‘sta vena eraclitea che pulsa), ci offrono prezzi più competitivi e di miglior servizio per la cooperazione commerciale con la vostra azienda (ok... ma CHI ve li offre?).
Sito Web: www,besterorder,com
MSN :besterorder@hotmail.com o e-mail :besterorder@besterorder.com
Tel: (etcetc) Fax: (etcetc)
Grazie e saluti.
(Prego e tante pacche sulle spalle, amigo... )


Tjek op på vennerne fra Facebook (vennerne fra facebook e tutti questi stranieri drogati criminali, vennerne!) og Arto i din Messenger (og-hei, arto anche io i din di messenger..., si sa mai, prima che poi sono out, mi ritrovo deprecated, brutta stuoia, nah!). Læs mere her (e les ciel, there)

Hasta lo SPAM, siempre!

domenica 23 agosto 2009

Occhio per occhio: occhio².


Clearmind: Hyper Maieutic Phone Center, buonasera.

Peppermind: Lo è stata, lo è stata.
Una giornata in questa Milano semidesertica.
Pochi indigeni, tanti africani, orientali, sudamericani, che prendono sedie, figli e sguardi sospettosi, e si mettono all’aperto, per non sentire il caldo.
E io e Rachel che camminiamo per queste vie.
Andiamo al PAC, a vedere Passport.
Villa Reale, di fronte ai giardini di Porta Venezia, ci lascia entrare.
Mi colpisce Moore, con la sua scultura rotonda del vuoto… e anche la bellezza sotto vetro della Gallaccio, che marcisce colando sulla parete (quelli della foto sono i quadri appena composti, ma a Milano il tempo aveva già scomposto i fiori in un tappeto di morte).
E Reynolds, con la sua regina d’Inghilterra che va alle corse, in quattro giorni differenti, in quattro giorni sempre uguali.

Clearmind: L’occhio della ripresa ufficiale.
Non può discostarsi dai suoi tempi e angolature.
Neanche volendo, forse addirittura un cameramen inconscio, sempre uguale a se stesso.

PM: L’occhio… aspetta che ci arrivo.
Ci sono delle linee rosse tracciate per terra, ci tengono distante dall’opera d’arte, la mutilano dell’interazione.
Il custode ci dice di stare lontani.
“Ignoranti”, commenta Rachel, “avete proprio un assessore alla cultura di destra, eh?”.
Usciamo.
Riprendiamo a passeggiare in questa Harlem milanese, il quartiere di Porta Venezia.
Alla Borsa del fumetto sentiamo una coppia chiedere al ragazzo dei fumetti indicazioni per la Yamato Video, un altro negozio di fumetti, manga più che altro.
Lo conosco quel tipo, ne sono certo.
La maglietta di un gruppo metal sconosciuto… tra metallari ci si conosce tutti a Milano.
Poi ancora per le vie, in mezzo a questi uomini neri, che stanno davanti ai bar, come nei paesi d’estate, o come in america, quando i neri non potevano entrare nei locali per bianchi.
Ci guardano con diffidenza.
Assorbiamo il colpo, e zitti.
Incontriamo ancora quella coppia che cerca la Yamato, che chiede ancora al ragazzo che conosco, che ormai ha finito di lavorare.
Mi sembra la classica scena da film, dove i nostri eroi cercano e cercano qualcuno o qualcosa, e non riescono mai a incontrarsi: la Yamato è lì, dietro l’angolo, come un Godot che 'stavolta tocca a lui aspettare.
Ridiamo, e non gliela indichiamo: se non la trovi, non la meriti.
Un po’ come la taverna tra le dimensioni, sarà lei a trovarti.

CM: Un po’ come che sei bastardo, eh?

PM: Dai, ci ho messo un po’ anche io a trovarla… e sapevo dov’era.
Non si spezzano gli incantesimi, è pericoloso.

Infatti ci siamo avviati alla metropolitana.
Ma…
Un movimento, un bagliore sotto vetro, ci cattura lo sguardo.
Lo sguardo.
Risaliamo un poco i gradini dell’entrata della metro, ed eccole lì.
Due modelle che ballano, in una vetrina, sotto le luci dorate di piccoli riflettori.
Trovata molto milanese di un negozio di vestiti.
Rachel mi dice “devo troppo fotografarle”, e spudorata le investe con la sua visione, ricambiata dalle due icone mobili che si mettono in posa, bloccando la danza per qualche secondo, e poi riprendendo quella sequenza.
E poi succede: come fosse scattato un richiamo, la gente inizia a fermarsi.
Sorride, parlotta.
Sciure, ragazze, ragazzi che posteggiano l’auto, milanesi, immigrati, bambini con il gelato in mano, si fermano.
Estraggono, quasi tutti, una macchina fotografica, o il cellulare, e iniziano anche loro a scattare foto.
Rachel ride, e mi dice: Ma sono splendidi.
Questa città è splendida.
Ho dato il via, e guarda quanta gente!

CM: Ti ha fregato, eh?
Tu e il tuo odio per i milanesi.

PM: In parte, sì.
Come dice lei, è il “puzzo” dei milanesi, sempre presi, immersi nel loro essere indaffarati, che non vedono, non guardano.
Ma se incocciano in qualcuno che fa qualcosa di diverso, si risvegliano, che succede?, si guardano intorno, lasciano cadere quel vestito pesante, si fermano, vivono un poco.

CM: Oppure no.
Oppure non è più l’occhio che vede l’oggetto MA l’occhio che vede lo sguardo verso l’oggetto.
L’attenzione viene attirata dall’attenzione (altrui).
Non è attenzione verso il mondo.
Ma attenzione verso “l’attenzione”.

PM: L’occhio vede “l’occhio che vede”, NON ciò che vede l’occhio.
L’osservatore modifica, sì, ma non solo l’oggetto osservato, anche gli altri osservatori.
L’albero cade nella foresta se e solo se c’è qualcuno che viene visto mentre vede l’albero che cade.
Il mondo come volontà di rappresentazione della volontà di rappresentazione altrui.
Schopenhauer².



CM: E questo non è bene?

PM: Che ne so…
Forse è l'occhio dell'artista.
Rachel, con il suo animo sempre aperto, in creazione continua.
Fa, disfa il reale, i rapporti tra oggetto, spazio, e musica degli intenti.
La sua danza rapita li sfiora, li evita, gli va incontro, li coinvolge, li apre al sorriso.
Il battito di questo suo favoloso ritmo li fa sobbalzare.
Lei è bella.
Lei vede e dipinge il bello.
Forse questo essere “splendidi” è proiettare il suo privato splendore.
Magari invece è percepire che c’è ancora umanità in queste persone.
Là in fondo, qualcosa si sveglia da questa cappa di sonno.
Qualcosa che Rachel sa destare.
Persone travolte da questo mare di “occhi di regime”, come quelli che riprendono la regina che va alle corse, violentate da sguardi regolamentati, ma ancora con un po’ di voglia di scrollarsi di dosso il grigiore dell’immaginario di potere.
Distanti, ma non ancora vinti.

CM: Forse.

PM: … forse.

SE TELEFONANDO IO POTESSI FARTI TELEFONARE E TU POTESSI FARE TELEFONARE QUALCUN ALTRO…

Dedicato a Rachel.
Grazie per le idee... per il tempo con me, e grazie per le foto!

martedì 18 agosto 2009

Color our world Blackberryed!

Quattordici (14) Agosto.
Solo in ufficio.
Solo in tutta l'azienda.
Sì, è proprio quell'ora fatidica, dalle 18 alle 19 del 14 di Agosto.
Solo l'helpdesk lavora ancora.
Solo io, perché quest anno è toccato a me il turno fino alle 19.
Solo io e i fantasmi dei server passati presenti e futuri, che ronzano nelle sale macchine.
Ma ormai sono quasi le 19, ecco che il nostro eroico operatore helpdesk si accinge a spegnere il PC, eccolo che sorride e fa ciao alla telecamera mentre stacca il tel-

(Scena al ralenti: la mano corre verso la cornetta ma... un suono scuote l'aria! Gli occhi del baldo operator si sgranano! Le sopracciglia basculano d'orror vacuo! La bocca si socchiude inspirando afrore! Sangue zampilla dalle orecchie imbrattando hard disk portatili... vabbe', mi son lasciato andare)

SUONA?
Sta suonando?
ALLE 18.55 DEL 14 DI AGOSTO IL FOTTUTISSIMO TELEFONO SUONA?
Sarà la capa del personale che vuole vedere se sono al mio posto, o qualche collega che ha dimenticato qualcosa e devo aprirgli, non c'è altra spiegazione.

Io: ... 'rno, 'rnettoes sono P(eu)p(h)rm(h)nd...?

Cliente: Salve (è un VERO cliente! Non è un test dell'ufficio personale! Non è un collega, un amico, una spasimante che non può attendermi per altri cinque minuti! È un esemplare di cliens obsessivus insipiens!), ho già mandato un e-mail (hai mandato avanti la fanteria, quindi).
Ho un problema sul blackberry (ti incendio il loculo in cui abiti a Quarto Oggiaro, così ti distrai?), ma nella mail mi avete risposto che è tutto a posto, di richiamare per ulteriori verifiche (ok, maledetto Impossible e la sua cortesia, che dice di chiamare anche se non c'è un cacchio per cui chiamare).

Io: Sì, mi dica... (se proprio non hai di meglio da fare, tipo preparare le valige per il mare... ma anche, chessò, un puzzle di settecento triliardi di pezzi, tutti a forma di cazzetti tuoi)

Cliente: (Attenzione, da qui in poi verranno numerati i chiodi con cui questo esaurito mi sta inchiodando alla croce: chiodo numero 1) Non riesco ad accedere alla cartella della quarantena spam.
(chiodo 2) Deve essere il blackberry, perché col computer normale (ti informerei anche che il blackberry non è un computer anormale, ma whatever) riesco a vedere la cartella senzaa problemi.
(chiodo finale, quello più doloroso e devastante, PRAMM!!!, si conficca nel dorso dei piedi, CHIODO 3) Sono due mesi che ho questo problema...


(Intermezzo livore)

MA PORCA DI QUELLA MAIELLONA RICOTTARA FRACICA COL PARRUCCONE CHE GLI FA RIPORTO!

Posso far finta di niente che non sai, non capisci, fai finta di non capire, che se funziona da pc, non è un problema nostro, visto che l'odioso blackberry non è un servizio fornito da noi, ma:

è da due lunghissimi, interminabili, mesi che hai lo stupido e insignificante (per me, certo, chi se ne frega di TE) problema, e chiami a cinque minuti dalla fine del mondo?

Dì la verità!
Sei tu quello che fa squillare il cellulare del condannato a morte davanti il plotone per dirgli di abbassare la voce.
Sei tu quello che suona il campanello del vicino per chiedergli se ha dello zucchero, mentre nei cieli è comparsa l'astronave dei Dalek che proclama lo sterminio della razza umana.
Sei tu quello che vuole vedere la partita del Casalpusterlengo mentre a reti unificate trasmettono il sole che collassa in un buco nero.

Ma poi: che ceppa ci devi fare con 'sta cartella di quarantena A FERRAGOSTO?
Non puoi aspettare il fottuto lunedì dopo, che hai fatto due mesi, fai due mesi più il dannato weekend di ferragosto, che cosa ti costa?

Per non sfiammare e maledire la sua stirpe, inserisco il pilota teologico-negativo, e riprendo.

(Fine dell'intermezzo livore)

Io: Noi le forniamo il servizio di blackberry?

Cliente: No, è la ditta CIP&CIOP...

Io: La quarantena, dal PC, non da problemi...?

Cliente: ... no, riesco a vederla, sì.

Io: Quindi NON le stiamo dando un disservizio, quindi...?

Cliente: NON È un problema del servizio...?

Io: Ma?

Cliente: Del blackberry?

Io: Esatto.
Quindi non...?

Cliente: ... devo rivolgermi a voi ma a Cip&Ciop?

Io: Esatto.

Cliente: La saluto?

Io: Esatto.

SE TELEFONANDO IO POTESSI…?
ESATTO.

venerdì 14 agosto 2009

Alla buonora.

Ecco.
Ci siamo.
Compongo freneticamente un numero che si annida negli intestizi della memoria, ma che subito dimentico.

Peppermind: Pronto?
Pronto?
Proooo
(respiro)
oooonto?

Di là: (echi di spazi vuoti, qualche soffio di vento)

PM: è ora.
L’assurdo può diventare reale.
C’è qualcuno di là, o no?

Di là: (qualche risatina, lontana, forse portata dal vento)

PM: … è lo spazio tra gli istanti.
L’orlo tra passato e futuro.
Il momento in cui immaginare equivale a creare.
Tutti i mondi possibili ora esistono.
E siccome sono infiniti, qualsiasi cosa mi venga in mente, esiste.
C’è.
Ma c’è (qualcuno) o no?

Di là: (silenzio, perfetto, insolubile)

PM: Dai.
Caccaculo?
Facciamo che appena uno qualsiasi di questi bei tomi che spargono prosopopea in diretta tv apre bocca, parte un CACCACULO forte e chiaro in eurovisione?

Di là: (bisbigli, forse il suono di una palla che rimbalza, si spegne e poi rotola in un cortile deserto)

PM: Darkmind, almeno tu.
Una bomba recapitata a domicilio che trasformi tutti in mike bongiorno di pelouche?
Un meccanismo mentale che si inneschi ad ogni piccolo gesto di gentilezza, proiettando sulla rete neuronale i genocidi perpetrati dalla razza umana?
I denti che cadono appena vien voglia di sorridere?
Dai, una qualsiasi meschineria che sei tanto bravo a formulare.

Di là: (ancora silenzio, forse dei passi che si allontanano)

PM: Caccaculo, dai.
Un caccaculo alla tolleranza verso l’intolleranza mascherata da fede… non ti attira?
Santippe, la pillola del “quando ti pare e piace” dopo?
O del senonalzilasseticadeilpisellagra?
Dio, una bella schermaglia a spade laser fra me e te, a te la rossa a me l’azzurra, ad ogni colpo una quaestio, che ti massacro?
Il Papa che ordina a tutti, fedeli e non, di praticare sesso libero almeno una volta al giorno?

Di là: (vento che spazza la navata di una cattedrale senza volte, ma poi silenzio)


PM: Ghost Mind, un bel pezzo sulla Milano modellata sull’esperimento politico di Barcellona durante la guerra civile?
Clearmind: 42?
Maroni, il tuo pentimento pubblico nonché la rivelazione che ce l’avete tutti moscio, ma sono anni e anni ormai?
QUALCUNO che abbia il coraggio di inventare proprio quando significa dare vita?
Nessuno?

Santippe: … fio mio.
Va’ a casa.
Che è quasi ferragosto.

PM: Ma… l’Orlo, la kora, il magico lasso temporale e tutticcos…

Santippe: Va’ a casa.
E riposa.

SE TELEFONANDO IO POTESS… YAWN.
BUON FERRAGOSTO.

giovedì 13 agosto 2009

Humor Grigio #13

In ufficio adesso siamo in tre.
Io, Impossible e Banner.
Io, mammete e tu.
Un, due, tre.
Perché Impossible non è uomo da uno-due, ma da uno-due-tre.

Impossible (1): Ma i treni quando li sopprimono, gli sparano?


(PEM! E subito a seguire:)

Impossible (2): Ma quando telefoni al pronto soccorso come ti rispondono?
Pronto, soccorso?


(PEM PEM! E uppercut finale:)

Impossible (3): Ma perché la chiamano giugulare?
È su!


(PEM PEM PEM!)

Io e Banner ancora scuotiamo il capo come pugili suonati, cercando di riprendere i sensi, ma non passa qualche minuto e arriva la mail di un collega:


Collega sistemista: Fatto.
Webhosting rimosso.

(E il terrore di tutti gli uffici risponde ad alta voce:)


Impossible: Mari mosso, o molto mosso?

Giaccio supino in preda al mal d'essere.
Esclusa l'oscenità del treno, queste battute hanno il loro nonsoché linguistico... ma memore del fatto che ancora mi augura buon week end quando me ne vado, qualsiasi giorno sia, e sono due anni che fa questa battuta, immagino un orizzonte degli eventi... assai ripetitivo.
Quindi giaccio supino ebbro del mal di vivere.

martedì 11 agosto 2009

Ermetica mente: Ora et malora.

Il lavoro nobilita l’uomo?
Chiunque creda a una fesseria del genere
si merita la condanna a cinque anni di helpdesk forzato.


Corollario Clearmind:
Se guardi nell’abisso della pochezza del cliente
l’abisso guarda in te.

Corollario Darkmind:
Se l’abisso guarda in me:
oh, tipo, cazzo ti guardi?

lunedì 10 agosto 2009

Via Dalla Realtà, numero 8.


Milk Mind: Stai sognando.
Pepper.
Ma posso comunicare solo così.
Ti ho assunto.
Domani inizi.

Peppermind: … ma… chi parla?
Assunto… cosa?

MM: All’Hyper Maieutic Phone Center.

PM: Ma che ca-

MM: Tutti potranno mettersi in comunicazione con te.
Ti potrai mettere in comunicazione con tutti.

PM: Ma tutti chi?
Ma cosa ceppa stai dicendo?
Ma chi sei?

MM: Questa settimana sarà una strada.
Che corre lontano da dove le cose succedono.
Lunedì le sentirai in lontananza.
Come i rumori di un paese alla sera.
Quando ti affacci da una finestra, sotto di te i panni stesi.
E quel suono di gente che sale dal basso, mentre annusi il mare.
E sarai al mare.
Nuoterai, ti immergerai, ascolterai il suono che fa quando tutto assorbe nel blu.
Scivolerai nelle correnti fredde, e poi su, a irrompere di nuovo nell’aria piena di sole.

Martedì le cose ti verranno incontro, mentre si disgregano.
In fuga dalla normalità che le tiene insieme, si confonderanno, barcolleranno tra infinite possibilità.
Ti tufferai nel prato che costeggia quella via che porta lontano dal centro, ne sentirai il profumo secco che ha in Agosto, prima di sbatterci la faccia, un segno verde che non vien via manco in lavatrice.
Con il naso gonfio per la botta, e l’occhio un po’ lacrimoso, seduto tra l’erba, per strada vedrai passare questa parata di scherzi da orlo della realtà.
Neonati che spingono passeggini colmi di mamme, zingari in completo di tweed e scarpe col tacco, commercialisti in giacca di canotto sgonfio, che ti vien da pensare che in acqua affonderebbero, pupazzi Fasoletti vestiti da fedeli confalonieri, politici di sinistra che si buttano a sinistra-

PM: Impossibile, dai!

MM: Io ne ho visti di commercialisti in giacca di canotto.
Nella confederazione delle Pleiadi è di moda, questo millennio.

PM: No, dicevo dei politici di sinistra…

MM: Mercoledì questo ultimo tentativo di adattamento, finirà.
La strada sarà deserta.
Solo l’attutito suono delle case di campagna, in quell’ora che precede il pranzo.
Il profumo del sugo, il battito di qualche pentola, sportelli, l’acqua dei rubinetti.
E la voce degli animali a disegnare ritmo di quel biancore che è il silenzio delle pause.
Ti siederai con le gambe a penzoloni sul vuoto.

Giovedì ti perderai a guardar le stelle, ma col naso in giù.
Saranno sotto di te, in questa via che contorna l’orlo.
Sorriderai, e sorriderai, anche con gli occhi, tanto che ti faranno male.
Nulla potrà distrarre quell’espressione dimentica di sé.

PM: Da idiota, insomma.

MM: Non volevo dirlo io.

E Venerdì…
Tornerai in ufficio.
Ti siederai alla tua scrivania.
Accenderai il tuo computer alle 10.
Farai 8 ore, e finirai alle 19.
Ascolterai i problemi che la settimana di chiusura delle ditte e la solitudine di chi lavora lo stesso, come te, produce.
E reagirai con altrettanta banalità, risolvendoli brillantemente: tuttapposto.
Sarai tu e Impossible.
Non scoraggiare.
È maleducazione.


Ma nell’ultima ora: sarai solo.
Anche Impossible se ne andrà.
E potrai ancora vedere quella strada: l’Orlo.
Dimensione magica e triste.
Varco tra qualcosa che sta per finire e qualcosa che sta per iniziare.
Da una parte una vita, dall’altra ferragosto.
E un’altra vita.
In quell’ora tutto è permesso.
Potrai telefonare al giovin direttore e chiedergli se ha risolto il problema.
Quale problema?
LA FACCIA DA PIRLA!
Potrai telefonare all’ultimo milanese che hai sentito vomitare odio sugli albanesi, e dirgli che se vuole sparare a qualcuno perché è colmo di giusto rancore, gli spari, ma si renda conto che è rancore, magari giusto, ma rancore.
Non “gli albanesi tutti appesi”: solo il suo dannato, tragico e personale rancore.
Lo accetti, e non sporchi chi ancora non ne ha.
Che tanto prima o poi toccherà a tutti.
Potrai ballare nudo con grembiulino da cameriera e stivaletti neri con la cernieretta, tra server e firewall, facendo l’elicotterino col puparuolo per raffreddarli.
Potrai registrare la segreteria telefonica con voce calda e sensuale: qui non c’è nessuno, ma non è un paradosso, solo la mia voce da strappamutande registrata.
Potrai telefonare a Panagulis, e tra lacrime e rimpianto cercare di convincerlo a tornare in vita.
Quando ti chiederà della Fallaci, gli dirai che dopo che lui se ne andò, venne rapita dagli alieni, e il sosia che hanno rispedito sulla terra era una sua pallida imitazione di destra.

PM: A proposito, come sta?

MM: Bene, Tau Ceti IV è un pianeta-centro-commerciale, sta appoggiando il movimento dei Barattisti Anarchici.
Sempre in forma.

E dopo un’ultima telefonata a Gianpasubio Eumodeo, solo perché ti fa ridere il nome, che sei scemo, poi, metterai giù il telefono.
Chiuderai gli occhi.
Nelle palpebre sentirai lo sfrigolare luminoso dell’orario di chiusura.
La chiusura dell’Orlo.
Ciao mondo vecchio.
E sarà già ferragosto.
Di nuovo: la Realtà.
Buona settimana.

PM: Ma… non mi hai detto chi sei…
Assunto… cosa…

MM: Ti stai svegliando…
Buona…
… settimana…

SE TELEFONANDO IO SOGNASSI… COSA?

giovedì 6 agosto 2009

(Quarkettoes) Biofisica dell'impossibile.

(Inquadratura in primo piano, poi a scalare)

Cari telespettatori (NdP: tono che sembra dire "maschioni") e.. tutte le altre pazze che ci seguono, benvenute a questa nuova puntata di Quarkettoes, i misteri della natura aziendale!

Oggi, il vostro Peppe Angela, figlio di secondo letto di Piero e di primo armadio di Alberto (non domandatevi come, materia per un'altra puntata, tra i due litiganti il terzo... incomodo) vi condurrà nel fatato mondo di questo animale, tanto amato da grandi e piccini, medi e normodotati: The Impossible da Poppupoopu!

Lo seguiremo in una giornata particolare, poche telefonate, tanto cazzeggio, nella quale è stato osservato, studiato, preso per il cu-

-ESTO È UN MESSAGGIO PROMOZIONALE


Umiliato dai tuoi colleghi di lavoro?
E ti piace pure, eh, maialone?
Allora accattati il Costumino dell'Impiegato con l'Apertura Davanti e Didietro®!
Aut min cip e ciaps, attenzione può creare astinenza ascetica e una vita da stilita.

(guarda fuori camera)
Pasolazzi! PASOLAZZI!
A Pà!
Me devi da avvertì quanno che manni 'o spotte!
Ma anvedi sto impu...

(si volta con sorriso stampato verso al camera)
... nitido ci appare come alla fine sia ben poco conosciuto sotto molti aspetti.
Addentriamoci quindi nel suo habitat naturale: l'ufficio help desk.
Vediamolo in questa prima fase della giornata, riportando fedelmente il sonoro ambientale così come ci è pervenuto.

Banner: Allora, Impy, sei andato a conoscere i tuoi nuovi vicini? (NdP: finalmente è andato a vivere da solo)
Hai già iniziato a chiedere cose, a rompere le balle?

Impossible: Sìsì!
Anzi, ti dirò di più: sono LORO che sono venuti da me.
Uno mi ha detto di lasciare la mia bici nel suo box!

Banner: Cioè, hai capito?
Sono andati LORO a pregarlo di lasciare la sua bici nei loro box!
Se non ne hai una, te la compriamo, gli hanno detto!

(risate dei componenti presenti in ufficio, cioé Susan Storm e Peppermind, oltre a Impossible, che ride anche lui, e Bruce Banner)



Banner: Anzi, la prego, signor Impossible: mia figlia ha appena compiuto 18 anni.
Potrebbe introdurla nel sacro mondo della prima esperienza sessuale?
La prego!
Faccia i suoi porci comodi con lei e se desidera, dopo averla fecondata, se ne vada senza più guardarla in faccia, se vuole, ci occupiamo noi di tutto!
Si figuri!

(cambio scena)

Impossible: ... in quel film dicevano che la tua presenza modificava le cose, le persone che avevi intorno.

Peppermind: Be', nella scienza si dà per assodato che un'osservatore modifichi l'oggetto osservato.
Il
principio di Heisenberg dice che se osservi una particella in una posizione determinata, non è già più lì, in soldoni.
Meglio ancora
l'esempio di Schrodinger: se chiudi un gatto in una scatola e con lui ci infili una capsula che, non si sa quando, rilascerà gas venefico, finché NON osservi nella scatola, hai due universi coesistenti.
In uno il gatto è vivo, nell'altro no.
Quel che conta è che SE osservi nella scatola, elimini un intero universo: modifichi la realtà.
Prima che entrassi in ufficio c'erano tanti universi coesistenti qui dentro, li ho eliminati tutti meno uno, varcando la soglia.

Banner: Mh... e non si può entrare in un ufficio e scegliere l'universo dove tutti gli Impossible rompiballe sono morti, e solo quello buono e bravo è vivo?

(risatine di scherno e pernacchie)

Peppermind: Eh, mi sa che al massimo puoi chiuderlo nella scatola col gas e sperare in bene che quando la apri tu elimini l'universo con Impossible vivo...

(nuovo cambio di scena)

Impossible: Ma ti giuro che è vero!
Erano quei pesci col cervello tutto fuori... in Sardegna!

(Pasolazzi! PASOLAZZI!
A Pà!
Vedi se riesci a recuperà qualcosa su questi pesci... me sa de str... aparlata de Impossible, ma nun se sa ma... che dici?
Sto in onda?
Ma te me devi da avvertì prima!
Te possino, te e tre quarti de squadra tennici...)


Banner: E ti mordevano?


Impossible: Sì!
Mi mordevano!
Mi sono seduto in quell'acquetta limpida, ahhhh...

Banner: ... e hai scorreggiato?

(risate)

Peppermind: E sfido io che ti hanno morso.
Si son detti: ma tu guarda questo!
Viene qui in casa nostra, da fastidio che già si siede, e pure ce scorreggia in faccia!
Ragazzi (incitando la folla pesciolinica con le pinnucce):
Mordiamogli il culo!

(altre risate)

Peppermind: Prima di allora erano una specie pacifica!
Il contatto con Impy ha generato dei mostri!
Già mi vedo l'articolone su "Scienza noantri":
Giovane operatore helpdesk collabora con la ricerca scientifica.
Finalmente individuato il mitico e inafferrabile pesce morsicàno!
Nella foto: il giovane operatore seduto per metà in una vaschetta piena di pesci, le pudenda in ammollo, mentre fa ciao con la manina e sorride.
Impossible dichiara: Io scorreggio, loro mordono!

(l'inquadratura torna su peppe Angela)

Bene, cari telespettatori, chiudiamo con questa mass-

SSAGGIO PROMOZIONALE


Hai una voglia, ma non riesci a soddisfarla?
Tanto che hai le visioni di piccoli mostri marini che ti inseguono per sbranarti?
I tuoi problemi sono finiti!
Compra: Boccia per Pesci Nel Senso di Uccelli Insomma Ce Siamo Capiti®!
È sempre umida, è sempre disponibile, e decidi tu quando usarla!
Aut min fssss fssss mieoowrr, attenzione, l'uso prolungato ti ci fa venire le pieghette come che quanno stai tanto tempo in acqua.


(guarda fuori camera)
Pasolazzi! PASOLAZZI!
A Pà!
Ma vaaff...

... fantesca e scherza con la santesca!
Non avete capito?
Ve lo spiegheremo nel prossimo appassionante e caliente puntatone (NdP: pronunciato come, vabbe', birignao?) di:
Quarkettoes e i misteri della natura aziendale.

A Pà, vieqquà: perdonamose come se deve.

A cura di
Peppe Angela

martedì 4 agosto 2009

Girastelle.

Peppermind: ‘notte sono Pep… ‘spe… sono a casa, non devo mica rispondere come se-

Ghost Mind: Appunto.
Riprenditi, che questo lavoro ti sta consumando.

Sono andato a innaffiare le piante dei miei.
Loro sono al mare, adesso.
Sulla terrazza, questa vegetazione strappata alla terra aspetta che piova.
Ma il cielo si spegne di luce, con dolcezza, lascia libera qualche corsa di vento, e rimane secco.
Quindi eccomi lì.
Una figura nera contro questa luminescenza morbida che preannuncia notte.
Prendo la canna, e inizio la mia via crucis che irradia d’acqua i vasi.
Le piante che si stirano scosse da questa sete che si placa.

Quando ho finito, mi siedo.
Guardo le finestre delle case tutto intorno.
Alcune più in alto della terrazza dei miei, altre a sbirciarle sotto la gonna.
Penso a quando mi rifugiavo in questa zona di confine, fuggivo dalla mia vita per andare in questo posto che non è edificio ma nemmeno cielo, una superficie indefinita, cinetica e ribollente di memoria solare
e voli verso il buio.

Questa terrazza.
Queste finestre di Milano, il pirellone là in fondo, la stazione di Greco qui sotto, questo pulsare di altri pensieri, preoccupazioni e silenzi, esistenze che seguono il proprio sentiero di briciole, ma che di notte si fermano e si intrecciano di quel colore di luci accese in cucina.
Fanno di tante vite una sola, che corre da una tavola all’altra, esce e poi rientra da tutti questi occhi di case di notte.

Pensavo.
Perché adesso non ci riesco più.
Se dietro ognuno di quei muri ci può essere chi storce la bocca se leggi Stirner in metropolitana, se applichi Grice mentre cucini, se ti commuovi con Bacon durante una passeggiata in piazza Duomo.
Se dietro quelle porte sprangate c’è chi annuisce convinto alla propaganda pro nucleare, al sorriso in mezzo alle macerie, alle impronte a tutti quanti, per sicurezza.
Forse è sempre stato così, ma il male mi appariva complesso e umano.
Ora lo sento come un’impalcatura a sorreggere compromessi, trincea a difendere una terra che era già tua, ma che hai svenduto e poi invaso, per poterla sventolare insieme ai tuoi bancomat, ai tuoi mucchietti di tecnologia, la tua felicità da mercato nero in questi tempi d’assedio.

Ma allora ecco che accade.
Prima sono seduto su questo cemento ruvido di caldi diurni, poi mi casca addosso la notte, un soffio di lenzuola sottili.

E sono in mezzo a un groviglio di pianta.
Nudo, mi arrampico su questi rami massicci, che si snodano in ogni direzione.
Tutto intorno il suono della fauna notturna, un battito onnipresente, mentre continuo a correre lungo quella enorme e frattale struttura.
L’istinto mi dice che è una sola, non tante piante, nessun vaso, nessuna foresta, una sola che è cresciuta a dismisura, voltandosi, vorticando, correndo parallela al terreno per alcuni metri, e poi impennandosi, poi degradando trasversale e girando ancora, rincorrendo se stessa, un disegno tridimensionale di un bimbo che scarabocchia nell’aria afosa, e io mi ci aggrappo, mi graffio contro le sue sporgenze, vado avanti.
Non ha corteccia, è come se fosse…
No, forse ho capito.
Preso da l’emozione dell’attesa, accelero, insisto nella scalata fluida, che a volte mi confonde con quell’essere arboreo, e so che ormai sono molto in alto, il corpo di questo… gambo sinuoso,
più salgo più si assottiglia, mentre prosegue inventando acrobazie geometriche disponendosi nello spazio, colpi d’ingegno per… adattarsi, superare, continuare a protendersi verso… verso.

Verso il buio di questo cielo.
Notte.
Ma ora lo vedo, e capisco.
Mi fermo, stanco, sudato, sull’ultimo arco compiuto da questo stelo, che ancora può sorreggermi.
E guardo.
Guardo come diventa sempre più sottile, e una linea ormai scura, che armonica si chiude in un sonno d’attesa.

Ora vedo come si conclude.
Cos'è questa pianta.
È un girasole.
Mostruoso, selvaggio, dal gambo contorto e immenso.
Un girasole.
Racchiuso nel suo sogno esausto.
Aspetta questa notte, da cui scappa da sempre.
Che faccia i suoi comodi, e se ne vada.
Che la smetta.
Questo fiato della notte sul collo.
Perché…

A tratti lo cerca sempre.
Non importa che giri sia costretto a fare.
Forse che gira, è la parte più vera.
Più importante, del suo nome.
Ma forse no.
Forse domani lo vedrà.
Domani, chissà.
Avrà il riposo.
Di un nome completo.

Mi sveglio dal mio sogno a occhi aperti.
Rabbrividisco appena.
Non guardo questa platea di case.
Mi pare respirino.
Non ascolto le piante dissetate.
Tra le ombre notturne.
Ridiscendo.
Dalla terrazza.
E non solo.

Saluti.
Da territori pieni di girasoli.
Ma ancora occupati.

Peppermind: … adda passà a nuttata.

SE TELEFONANDO IO POTESSI VEDERE…

Dedicato a Elle.
E un grazie per l'idea.

lunedì 3 agosto 2009

Mi dia un tratto di sempre, grazie. Bravo!

Un ticket aperto da un cliente mi recita:

"La linea è instabile.
Va e viene a tratti."

A parte che ti meriti non solo il rasoio di Ockham (TRANKY! è un link che ho già messo, su, potete saltarlo) in regalo a Natale, ma tutto l'intero kit:
il prebarba di Ockham
la schiuma da barba di Ockham
e un bel dopobarba di Ockham.

E usalo eh?
Che se lo ricicli poi zio Peppermind si offende.

Poi, OK, forse mi vuoi dire che per alcuni periodi di tempo "la linea va e viene", e per altri periodi la linea funziona bene.
Ma io che sono semanticamente incattivito leggo che la linea funziona, visto che:
non è che "va e viene" sempre, ma solo a tratti.

Il contrario di sempre è sia "a tratti" che "va e viene", quindi negazione di negazione, e ciao, pratica chiusa.
No, non insistere.
Pratica chiusa.
Ho detto.

Guarda, al limite me ne occupo a tratti, mica sempre.
Carabinierescamente: ora sì, ora no, ora sì, ora no...
Apro il ticket, chiudo il ticket, apro il ticket, chiudo il ticket.
Su il cappello, giù il cappello.
Bravo!
Grazie!
Bravo!
Grazie!
Bra-
Gr-
-vogra!
-ziebravo!
Grazie!
Bravo!

Sono un cattivo operatore sempre e un infingardo filosofo del linguaggio a tratti, che ci posso fare?
Aprirò un ticket, via.