giovedì 31 dicembre 2009

Niente auguri, tanti auguri.

Peppermind: … dai, non facciamo come al solito…
Lo so che c’è qualcuno di là!

Di là: (una risacca di vento leggero, ciclica, che tace e riprende, tace e riprende)

PM: Come vi pare, allora.
Buon anno!
Buon anno a chi abbasso gli stivali, e viva le scarpe da tennis.
A chi abbasso ho ragione io, e viva mi sa che ho torto.
Abbasso White Christmas a Coccaglio, e viva Whatever Colour nel mondo.
Abbasso non è che sono delinquenti c’è che sono negri, zingari, slavi, meridionali, omosessuali, donne, uomini, viva a me stan sul cazzo tutti uguale, per primo me stesso, guarda.
Abbasso penso a me stesso il resto è buonismo, viva penso in grande il resto è comoda pigrizia.
Abbasso buon anno, viva buon anno, tutti gli anni, tutti i cazzo di giorni che passiamo qui sotto, assieme.
Buon anno!

Di là
: (il vento aumenta, porta altri suoni, musica, sole, il mare, sì, il mare, e risate… poi tace, rimane sospeso, e riprende a soffiare)

Peppermind
: Abbasso il silenzio, viva il rumore.
Abbasso il rumore, viva il silenzio.
Viva il paradosso che vivo.
E buon anno mai, buon anno sempre!

Di là
: Caccaculo!

PM
: …

Di là
: …

PM
: … ma possibile che fra tutti gli…
Ma proprio tu?
Caccaculo?

Caccaculo
: Caccaculo, caccaculo.

PM
: Ma dai!
Va bene il paradosso, ma!
Dai!
Ma buon anno!

CC
: Caccacaculo!

PM
: BUON ANNO!

CC
: CACCACULO!

PM
: Caccaculo.

CC
: Buonanno!

PM
: Ca… ehi, ti ho sentito.
Hai detto buon anno.

CC
: Negotutto.

PM
: Ehi!
Hai dett-

CC
: Caccacculo.

PM
: NO, ti ho sentito, hai dett-

Milk Mind
: Peppermind.

PM
: …

Milk Mind
: Vai.

PM
: …

Milk Mind
: È ora.
Vai.

SE TELEFONANDO IO POTESSI AUGURARE BUON ANNO OGNI GIORNO E NESSUNO, IO LO FAREI…

mercoledì 23 dicembre 2009

Fuori modem.

E andare.
Lontano.
Lontano.
Andare.
Lontano.
Lontano.

Uè, tipo: prima rispondere al telefono, POI, andare.
Forse MA forse, che poi.
Rispondiamo, allora.

Peppermind: Buongiorno, Internettoes Spa, sono Peppermind, mi dica.

Cliente: 'giorno. (ahhh... voce antipatica e incazzosa da uomo della baracca...)
Mi deve dire cosa metterci dentro incapsulascion (intanto, per favore e chi cazzo sei, poi c'eri quasi, dai... si dice EncapsulEscion, e ora per colpa tua metto un link per annoiare i lettori), che la linea non va, ci avete detto che è sbagliata l'incapsulascion, ma non so mica cosa metterci qui dentro.

Peppermind: A chi è intestata la linea?

Cl: Besolacavra Dott. Ing.

Peppermind: Va bene, aspetti che leggo l'ultima nota dei nostri tecnici...
No, qui dice solo che la linea risulta funzionare in modo corretto, di provare a riavviare il router e se nel caso ci fossero ancora problemi, di verificare i valori dell'encapsulation.
Ha fatto quello che le è stato richiesto?

Cl: Ma dov'è questa incapsulascion?
Noi non abbiamo toccato niente, prima andava!
Il tecnico mi ha detto che dovete dargli assistenza per questo... sisco
(Cisco, trattasi di marca del router), l'apparecchio qui (il router, dì bene: router).

PM:
(Sì, sempre la solita storia, voi non avete toccato niente, e dobbiamo darvi assistenza, anche se c'è scritto a caratteri cubitali che se decidete di utilizzare un router vostro, non c'è assistenza sulla configurazione e il funzionamento del router)
Senta, ma avete riavviato il router, prima di tutto?

Cl: Il nostro tecnico mi ha detto che ci dovete dire l'inc- (non dirlo!) -apsulascion (ecco, l'hai detto... groan).

PM: Sì, ma... cio, era solo da verificare dopo aver riavviato il router... l'avete fatto?

Cl: Noi non abbiamo toccato niente, com'è possibile che prima andava?
Dovete fare qualcosa, non è possibile, siamo fermi da tre giorni
(
no... zitto, silenzio ZUT!), NOI CI LAVORIAMO CON INTERNET (rumore di vagito di neonato che risuona nelle cavità fattesi silenti del mio povero cranio).

PM: Sì, ma avete provato a riavviare il router?

Cl: Innanzitutto si chiama MODEM.

(WUOOOOOOSHHHH, silenzio, desolazione, floppy disk che rotolano nella polvere...)

PM: ...

Cl: Pronto?

(UOOOOOOSCIONEHHHHHHH, monitor di 14 pollici a due colori, verdeneri, cadono sulle rocce glabre...)

PM: ...

[UOOOOOOHHHHEEEEHHHHE d'improvviso mi risveglio.
Disteso in un letto enorme, due donne nude, le tette nude, mi dormono addosso, soddisfatte.
Fa un bel caldo fresco, da zona temperata, l'aria entra leggera da una finestra semichiusa, oltre la quale intravedo il mare blu scuro, e una spiaggia bianca.
Entra un'altra donna, vestita, purtroppo, ma molto bella, formosa, con i capelli raccolti, neri, e gli occhiali su due occhi verdi.

- È sveglio Dottor Peppermind?

- Mhhh?

- Lo sa che tra mezz'ora inizia la conferenza che deve tenere ai Sofocosollopollosiani sulla teoria dell'inesistenza divina e le sue applicazioni nel campo della matematica matriciale?

- ... polloche?

- Sofocosollopollosiani.

- .. 'zzo sono?

La donna sbuffa, e ripete come a memoria.

- Abitanti di Sofocosollopollo, pianeta in cui si trova ora, il quarto del sistema solare di Tau Ceti Pronto.
Pronto?
Dottor Peppermind?
Pronto?
Signor Peppermind?]

Cl: ... signor Peppermind?
Mi sente?

PM: ... mh?
Sì, mi scusi... un'interferenza... mi stava dicendo...?

Cl: Le dicevo che è un MODEM!
Non un rUter!

[UOOOLOOOOHOOOSHOOOOHAUHHHHHHHEEEEE d'improvviso mi sveglio.
La platea dei Sofocosollopollosiani pende dalle mie labbra, mentr-
]

Cl: Mi sente?

PM: Uh... (scuoto il capo, blblblblbl le mie labbra) ... sì, cosa?
Non è un... ma è un mo... modem?

(UN MODEM?
UN?
MODEM?
... e me lo ANCHE dici con l'arroganza di chi sa le verità della vita, maledetto mangiapane a tradimento, che l'ingegnere di cosa saresti tu?, comodini sifuli?
Ormai quasi tutte le ADSL usano i router, sicuramente lo usano quelle che vendiamo noi, router che sono diversi dai modem essenzialmente per un motivo, ma lasciamo stare?
Lasciamo perdere?
Ingoiamo anche questo atteggiamento da santone del "l'ho sentito dire da mio figlio di sei anni che ne sa più di me su internet, quindi lo spaccio come assoluta verità ma non solo, me la tiro pure"?
Tanto pagherai tutto.
Pagherai caro.
Laggiù, nel girone dei saccenti ricicloni informatici.
Saccilo!)

Sì... innanzitutto... modem... router.
Modem router!
(l'uovo di CULOmbo!)
Proprio quello!
L'ha riavviato?
(Testa di modernariato?)

Cl: Non lo so, non sono in sede, deve chiederlo al mio tecnico!

PM: Già devo proprio chiederlo al suo tecnico (mi punge urgenza, sìsì).
Mi fa ritelefonare dal suo tecnico?
Tecnico, tecnico?
(lo ripeto ben bene, a mo' di comando post-ipnotico)

Cl: Ma non è possibile che è tre giorni che siamo ferm-

Taci.
E poi taci.
Ma taci.
Che d'improvviso mi risveglio.
Corro sulla spiaggia dalla grana fine, quasi eterea, candida.
Verso il mare di Sofocoll... Sofocloss... quel che l'è.
E mi ci tuffo.

Buon Natale da Tau Ceti.
Bau, Ceti, ti.

SE TELEFONANDO IO SENTISSI CHE STAI TACENDO, E TACI E POI TACI CHE IL MIGLIOR TACIUTO È TACITAMENTE CHE TACI E POI TACI.

venerdì 18 dicembre 2009

Aisthesis.


Io non mi so vestire.
Sì, mi allaccio le scarpe, certo.

Però lei…
Lei la vedo per le strade di Parigi.
Il freddo che ogni tanto la rabbrividisce.
Che entra nei negozi.
Tocca i tessuti, le rifiniture, le cuciture.
Lo sguardo già limpido di fantasia.

Io non m’intendo di vestiti.
Sì, se fa freddo un maglione me lo metto, sì.

Ma lei si ferma quando vede un taglio asimmetrico.
Dice soprapensiero nomi, progetti, invenzioni.
Poi sorride.
Poi si arrabbia.
Poi ironizza.

Io non ci capisco niente.
Di come il disegno si adagi sulla pelle.
Sparigli abitudini e modelli copiati.

Ma poi mi dice che vuole una tuba.
E ride.
Ma poi la cerca tra i suoi percorsi.
La tuba che lei vuole.

Allora intuisco, e vedo.
Che la indossa mentre è nuda.
I riccioli sotto la tesa.
Che la intona a una giacca con tre bottoni neri.
Gli occhi verdi che mutano le forme nascoste.
Che cammina elastica, la tiene tra due dita, il cappotto pieno di vento.
La mano che cerca la macchina fotografica nella borsa.

Una tuba è un gesto che è lei.
Lei che gioca con il mondo.
Le sue idee che irrompono nel mio.
Il suo genio, sospeso nell’aria frizzante.
(Lo scorgi con la coda dell’occhio?)

Una tuba non è un cappello.
È imprevedibile.
La sua danza.

lunedì 14 dicembre 2009

Piccola sociologia portatile.

Maroni: Pronto?
Pronto?
Rispondi!
Squadrista rosso, comunista, terrorista!

Peppermind: … sì…
Scusa?
Stavo guardando Stargate Atlantis… se ghè?

Maroni: Se ghè al disi mì!
TU!
Cos’hai fatto a Berlusconi?

PM: Ho pensato una cosa.
Quasi tutti gli esseri umani stanno buoni se, tu governo, gli dai tre cose.

M: Ste diset?
Io governo?

PM: Tu generico… tu governo, se fornisci tre cose:

-mangiare
-sesso
-passatempo

qualsiasi cosa tu sia, sei a posto con quasi tutti, non si lamentano, non ti rompono le palle, si sorbiscono qualsiasi ingiustizia.
Con il 90 percento di tutti, dai, facciamo una cifra.

M: ... ma hanno ferito Berlusconi!

PM: E si vede che non gli fornite abbastanza di una delle tre cose...
Ho pensato anche che però il 10 percento dei tutti che rimangono, invece, ha le manie di cambiare il mondo, e ci devi stare attento (sempre tu governo).

M: Colpa loro quindi!
Del 10 per cento di comunisti bastardi!

PM: Fermo, stop, alt, zut: ho pensato anche che comunque, poi, il 9 percento ha la cosiddetta (da me) sindrome del dio in terra, che cioé vuole che quello che vuole succeda subito, dettofatto, puff, vualà, non appena gli punge il ghiribizzo.
Quindi questo 9 percento, giraerigira, mi segui?, questo 9 percento sei proprio tu.
Tu governo.

M: Io ho colpito il Berlusca?

PM: Cioé, questo 9 percento di tutti, alla fin fine, va a ingrossare le tue fila (tue di tu governo).
Magari una parte di questo 9 percento (l'80 percento, dai, facciamo una cifra, l'80 del 9, 80, 9, non è difficile, concentrati) non è che sei proprio proprio tu governo, ma chi ti sta di lato, o meglio, di dietro.
Dietro le quinte, dico, non andare a pensare.
Tipo le holding, gli Agnelli, i Wilkinson, la Nestlè, le varie famiglie-lobbies.
O tipo la mafia.
Per capirsi.

M: Schifani?

PM: Ah, l’hai detto tu, eh?
Per finire ho pensato che l'uno percento che rimane di tutti, ha delle idee e delle intenzioni ammirevoli.
Vere, genuine: BUONE.
Aldilà dei metodi per realizzarle.
Tipo la pace nel mondo, la democrazia diretta dal basso verso l'alto, la no-globalità, l'uguaglianza tra sessi, razze e credo, il sostituire gli autobus con canguri giganti che inquinano di meno, il dare il voto agli alberi e pure ai fantasmi poverini sempre lì a fluttuare almeno diamogli il voto, il far capire il paradosso di Russell a tutti, il dimostrare con una triade hegeliana l'inutilità delle triadi di Hegel, insomma, tutte robe molto fantastiche, che lo so bene io, che sono anarchista, quanto sono fantastiche.
Tutte robe del tipo di augurare buon Natale pensando che è la festa dell'Inverno, quella che facevano i druidi che amavano la natura anche d'inverno.

M: Rito celtico!
Il battesimo sul Po!

PM: ‘Ta buono lì, invasato.
Dicevo: ho pensato anche che sembrano tanti questo uno percento di tutti, se li dici uno per uno, ogni idea, ogni intenzione, una per una.
Ma sono solo il merdoso uno percento.
E finiscono come finisce sempre l'uno percento di qualsiasi cosa.
Finiscono che il 99 percento, questi dell'uno percento:
non se li caga manco se gli metti un cappello a forma di statuetta del Duomo (sic)
o
li tortura fino a fargli cambiare idea
o
li picchia finché se ne stanno zitti e buoni
o
li umilia facendoli passare per degli impostori che mirano solo a fare il dio in terra (toh)
o
li ammazza.
Che almeno è più signorile, che gli assegna una certa dignità.

M: Ma infatti quel Tartaglia lì dovremmo ammazzarlo!
Non si può permettere che il presidente venga attaccato impunemente!

PM: Non hai capito niente.
Tartaglia è uno del 90 percento, sveglia.
Eppure è uno schema semplicistico.
Dovrebbe far breccia anche nei riflessi rettilei di uno della Lega.
Ho pensato.

M: Tu hai pensato troppo.

PM: Questa è l’unica cosa certa di tutta la faccenda.

M: Tempo buttato.

PM: Già.
Questa è una cosa quasi certa, via.
Buona festa dell'Inverno.

SE TELEFONANDO, TU GOVERNO… AH, WHATEVER.

giovedì 10 dicembre 2009

Novembre brucia.


Arranco con muscoli di cemento, faccio schizzare il nero delle pozzanghere, digrigno i pugni, ho scarpe pesanti e sporche: rido, mentre nascondo quello in cui non credo.
Rido quando non riesco a dire no.
Dietro un bavero del cappotto.

Miccia, fiamma e polvere.
Ho tutto, lo sento con le dita.
Scorro di fianco alla cattedrale di bianco e di vetro.
Distolgo lo sguardo.
E rido.

Resto immobile, le mani profonde nelle tasche, incastrato nel ferro verde di panchina, i denti scricchiolano, espiro gelo dal naso: rido sotto la pioggia che non ho chiesto.
Rido quando mi urlano di alzarmi.
Sotto un cappello calcato in capo.

Mi sentirete poi.
Mi vedrete, poi.
Ridere.
Quando darò fuoco a questa città.

Fuoco.
Sì.
Fuoco che corre e deflagra sul selciato.
Fuoco che arde tra fontane di pietra, chiese e palazzi.
Fuoco che crepita nelle vie accese a festa, vetrine che crollano di schianto, auto esplose.
Cenere dal cielo.

E io.
Braccia aperte.
Viso scoperto.
Che rido.

Perché poi a Dicembre viene il ghiaccio.
Non prende mica bene.

Col ghiaccio.

venerdì 4 dicembre 2009

Ti che ti ticket i tic tac.

Ma parliamo un po' di questo strumento irrinunciabile, questo utensile che condurrà la razza umana alla sicura est... estensione delle proprie qualità, questo dispositivo che favorisce il libero scambio di memi, di lemmi, dilemmi e Lemmy dei Motorhead, sia maledetto il giorno che hanno permesso a quei mbrlgnicchegnacche di aprirlo in tutta autonomia!

Il ticket è un modulo da compilare online, in cui il cliente che possiede la password da noi rilasciata (perché, perché gliel’abbiamo data? PAZZI! una password non si dà via così! la si conserva illibata fino al matrimonio!), scrive il problema tecnico, ripeto, TECNICO, e lo invia.
Esso ticket viene visionato da me, ahimé, sempre mé, il condannato, cioè, l’addetto ai ticket, che li legge e risolve il problema oppure lo inoltra al reparto che può farlo.

Sembra furbo, no?
Meno telefonate, meno lavoro, meno… intelligenza nel mondo, ecco cos’è.

Bisogna immaginarsi bene la gente che utilizza la faccenda, prima di parlare!

Gente che una portante è tipo "come?, 'na perzona 'mportante?".

Gente convinta che delle "immaginette sullo schermo, yu-huuu, guarda che belle!" non siano la naturale conseguenza del troiaio che è il tuo computer, che ti scarica dal web qualsiasi applicazione malicious, come s'al dis in anglès, non appena ti avvicini, non serve accenderlo, basta che senta il tuo odore e TAAAC inizia ad agitarsi come un povero animale braccato,
ma è certa, fideismo duro, che esse appaiano da sole, già cresciute e senzienti, pregne di libero arbitrio, mappetella in spalla e via che vanno alla scoperta del mondo!

Gente che "ma non mi va la posta non mi va!", che te lo dice per ore e ore, sorda ad ogni richiamo a verificare le fottutissime configurazioni, poi "ah, era spento outlook, ma come, era acceso, si è spento da solo!", sì, lo stesso, uguale uguale, comportamento del tuo cervello.

Gente che "guardi che io internet lo uso per lavorare, mi serve urgentemente!", mica come quei drogati, negri, comunisti, froci di TUTTO IL MONDO, perché solo tu nella tua fabbrichètta sperduta nelle pianure di cemento tra Busto Gaglioffo e Celomenate D'Adda, non hai ancora saputo che TUTTO IL MONDO usa internet per lavorare, eppure potevi arrivarci che se lo usi tu che nella vita fai viti per viti di viti di oggetti avvitati, CHIUNQUE faccia cose meno ficcate nel buco del culo del mondo della produzione lo userà con maggior profitto.

Questa gente.
Questa gente apre una pagina internet, ci scrive i suoi problemi, e la invia a noi.
QUESTA GENTE.
Ci ho i sudori freddi ogni volta che me ne rendo conto.

Esempio: un rivenditore, uno che dovrebbe saperne (ma lasciamo perdere, il solito sceriffo informatico), ha aperto 13 ticket, dico 13, uno dietro l'altro, che li vedevi che avevano l'orario di apertura che cresceva di un minuto l'uno, per chiedere la stessa sciocchissima cosa, cioè a che punto fosse l'attivazione delle 13 linee che aveva richiesto.

Lo sai che telecom non dice NIENTE, MAI, perché adesso che puoi aprire i ticket la cosa dovrebbe essere cambiata?
Li ho chiusi rispondendo 13 volte la stessa cosa: le sue richieste sono state processate, non appena avremo notizie le faremo sapere.
Vuoi giocare a "adesso ti insegno io come si sta al mondo"?
Ma accomodati, hai incontrato tabacco rancido per i tuoi denti.
13 ticket, dico, 13.

Uno degli ultimi ticket arrivati:

"BUONDI
(Chi è? Suandro Buondi?)
non so se è corretto scrivervi qui ma (nel dubbio ci scrivo lo stesso, tanto ci ho sempre ragione anche se non so una ciofeca secca) da quando abbiamo attivato il servizio circa 2 mesi fa (ma rileggiti, ti prego… scrivere correttamente è una perdita di tempo per te, che te set gnurant, ma scrivere scorrettamente è una perdita di tempo per chi legge, che, guarda caso, è ANCHE colui il quale ti deve risolvere il problema, che a causa della tua mancanza di sintassi verrà risolto o male o per niente e sicuramente più tardi) non abbiamo ancora ricevuto una fattura.

Potete gentilmente verificare, vi ringrazio."

Ovviamente non è un problema tecnico.

Ovviamente ha perso solo del tempo, visto che la risposta è: telefona al numerochetidico e chiedi di parlare con l'ufficio amministrazione.


Meno male che ci sono le mail!
Meno male!
Meno cosa?
Ecco un'e-mail:

"Salve Internetteos
(già, esordio con nome errato, dai capita, però proprio l’esordio…)

Vorrei da Voi una informazione.
(tu dire e noi dare)
Starei organizzando un'evento (unA evento? Una informazione, una evento, mi pare sensato) nei pressi di Padova (PD) (Padova in provincia di Padova, mi raccomando, non Padova 3451 Oklahoma).
Si tratta di un LAN Party dedicato ad un gioco (ne ho sentite di robe nerd, però… vabbe’).
Vorrei sapere se è possibile avere una connessione temporanea ADSL per un totale di 24h con una banda di parallela di 3Mbit.
Nel caso sia fattibile, è possibile avere un preventivo del costo con tutte le necessarie spese?

Grazie"

Cioè, scusa, devo spedire un’e-mail di 5 mega, ho un modem però, non ci riesco, mi metteresti una ADSL per 5 minuti che la spedisco, e poi me la togli?
Ti pago una big bubble e sem a post.

Ma vai a spegnere e accendere la luce di una discoteca per far finta che ci hai la strobo, va’.
Giro al commerciale, non ne voglio sapere niente.

Cosa voglio sapere?
NIENTE!
L'uomo saggio sa di non sapere, bene, ok,
MA quello furbo sa che NON VUOLE nemmeno!

lunedì 30 novembre 2009

Casa zero.


Quella casa è la mia casa, anche se non lo è più.
Infatti, quando mi accorgo di essere lì, sto in camera mia, guardo la televisione.

La luce però è più forte, tonda, sembra quella del lampadario del soggiorno dei miei.
Guardo la televisione, anche se quando sto nella mia vera casa non lo faccio mai, o forse parlo con qualcuno, non ricordo.
Poi mi stendo sul divano, che è messo come prima che comprassi il letto, quando lo trascinavo, lo giravo per stare di fronte al monitor.

Di spalle, la porta aperta della cucina.
La cucina
.

La cucina è buia.
Un’orbita vuota.
Non lo faccio, ma se vado a vedere lo so che c’è un dislivello, quasi due metri.
Manca il pavimento.
C’è odore di vetri rotti e pasticche e quel ronzio, bicordo dissonante.

Il suolo è nero, spoglio, sporco, sfondato.

Tubi spuntano da muri grigi e feriti.
Pezzi di ferro.
Neri.

Lo so, lo so che loro, là in fondo, hanno tracciato qualcosa con un gesso.
Non voglio sapere cosa, non vado a vedere.
Non vado mai, lì.

C’è quell’odore.
E buio.
E quel suono.


Quando mi accorgevo di essere in quella casa, ero steso sul divano di spalle alla cucina, facevo fatica a muovermi, e iniziava a esserci quella porta.

La casa da cui derivano tutte era tornata.
Mi alzavo appena, sbirciavo da dietro lo schienale.
Quell’occhio scuro.

Sentivo il gelo che saliva come una nebbia, da lì.
Non riuscivo a svegliarmi bene.
E c’era qualcosa, là in fondo.

Ma non andavo a vedere.

C’era quell’odore.

E quel suono.
Quel buio.

Non mi avrebbe mai lasciato tornare indietro.

Continuare a svegliarsi.
Ma essere sempre .
Nella numero zero.

venerdì 27 novembre 2009

Lo sgabuzzino cinese (1)

Tempo fa acquistai un elettrodomestico in quei negossietti sgrausi cinesi, che ti vendono una libreria luigi quindici a 10 euro’s, e via che vai.
Tengo la malaccorta passione di leggere i libretti delle istruzioni che vi si accompagnano, anche se l’elettrodomestico in questione è di quelli dal funzionamento a prova di leghista, che anche il figlio di Bossi riesce a usarli, che ci voleva portare una tesina all’esame di maturità, magari che lo passava, tanto era sicuro sulla materia.
E, come da un vasodanotte di Pandora, ecco che da esso ne è fuoriuscito un testo esoterico,
ermetico e trismegistico!

Inizio qui a riportarne fedelmente il verbo, commentandolo per penetrarne le profondità da palinsesto cinese, tradotto da un santone ubriaco munito di un software pulcioso, lì tra le polveri e le macerie di una
stanza cinese sicuramente adibita a ripostiglio per le scope.

M.s. (medium scriptum) non vi dico che elettrodomestico è, in osservanza religiosa del testo sacro, che non riporta MAI il nome corretto dell’oggetto, da cui deduco, animato dal fervore del giovin discepolo, che è un elettrodomestico-buddha, che devo raggiungere l’illuminazione, risplendere tutto circonfuso di nirvana, e poi usarlo nella giusta maniera.

Dal libretto d’istruzioni ai Milanesi, prefazione e prime avvertenze.

Prefazione:
Legga prego con attenzione questa libretto d'istruzioni, dispongalo al posto credibile quando non uso evitare danni

(se non uso evitare danni, se li voglio questi danni, devo mettere questo libretto al posto credibile… uhm… nella pattumiera? E poi mi devastano la casa? Mistero della fede!).
Se presentate questo apparecchio ad altre persone,
(Salve, questo è il mio apparecchio!
Ohhh, che bell’apparecchio che hai, Pepper!
Grazie, care persone!
Ma di niente, ma perché ceppa ci presenti un apparecchio, ti sei precocemente indementito?
Tacete, pagani!)
presenti prego insieme questa istruzione.
(Questo è l’apparecchio.
Chi m’ha dato questo?
M’ha dato questa!)

Parametro elettrico
230V 50-60Hz 1200W

Avertenze:
• Questo elettrodomestico è fatto
(virgola?) domanda per il potere di 230V soltanto.
(È fatto, sì, fuso come uno stantuffo a vapore, vedo che lo ammetti anche tu, “salve sono un elettrodomestico, e mi drogo”, anche perché domanda soltanto 230V, cioè, tipo, che storia, solo un fattone poteva chiedere così poco, nah)
• Indossare non di immergere quest'elettrodomestico nell'acqua
(lo indosso nell’acqua, ma non lo immergo… cioè, entro nell’acqua, e poi lo indosso, me lo metto nel… vabbe’, lo indosso, ma… se sono nell’acqua… ah, whatever);
non usarlo mentre lavando o usarlo al di sopra di il vascello con l'acqua
(il comodo e pratico vascello con l’acqua che nessuna brava massaia si fa mancare nel proprio bagno);
non di usare vicino alla vasca da bagno (no, vicino lì no), vicino al bacino
(bacino? What is "bacinoes"?) o vicino (no, aspetta: BACINO? In che senso "bacino"? Muovi er bacino, OHHHH macarena?) all'altro vascello pieno di acqua (AH! Ho capito!
L’altro vascello pieno di acqua è MALE!
Vascello con l'acqua BENE, l’ALTRO vascello pieno di acqua, MALE);
non farlo tocca dall'acqua quando pulire.
(pulire cosa?
L’elettrodomestico?
Il vascello pieno di acqua?
Il misterioso “bacino”?
In che senso BACINO?
Che sta cosa m'è rimasta qua... ven chì, dame un basin, PCIUH, PCIOH?
O l’altro, brrrr, malvagiohhh, vascello pieno di acqua?
Cosa non devo fare toccà quanno che pulire coll’acqua, che poi acqua tocca acqua e me fanno vasi comunicanti?)

Ah, le grandi domande che pone il Questa Libretto d’Istruzioni!
Ah, su esse rifletterò!
Ah, con esse migliorerò!
Ahone!
Attraverso esse la luce raggiungerò… e stringerò gli oci, soccio che riverbero.

(to be continued, ovèro, per essere continuato, direbbi il santone nello sgabuzzino)

lunedì 23 novembre 2009

Ottobre non c'è.


Niente più grida, col mare e col sole,
un mese è passato, col soffio di un sogno.
Hai comprato i quaderni, le righe e i quadretti,
e anche la faccia che indossi tra i banchi?
Li vedi i cancelli, la ghiaia e le aule,
tu che cammini, la maestra e gli amici?

No.

Hai speso, ballato, baciato e toccato,
rubato, nuotato, guardato le amiche?
Ti cerchi un lavoro che sappia d’inverno,
di fumo, di chiuso, di freddo e benzina?
Li senti quei soldi, il saltare di là
e inventare, parlare e la figa dov'è?

No.
Se mi giro, scompare.

E quei tetti d’azzurro, di vento e montagne,
Milano col sole, con l’aria lontana,
il tramonto sui libri, dai vetri puliti,
che devi passarlo, l’esame, il futuro.
Che devi studiare, finire, scappare.
Ce l’hai questo cazzo di mese, sì o no?

No.
Se lo cerco, distratto,
è un arto fantasma, e poi ne sorrido.

Ora c’è nebbia e ricordi di odori,
là dai bancali palpati dal caldo.
Passi su strade che sudano freddo.
Ora ho le luci, il rumore e le ruote,
il buio alle cinque e le chiavi di casa,
e suonare, e parole, mi basta anche questo.

Tanto domani…
Domani è Novembre.

venerdì 20 novembre 2009

Quarkettoes: La leggenda del sistemista scomparso.


Buonasera(hmmm).
Puntata(hm) speciale di Quarkettoes: Ha'voyager.
Ci addentreremo(hm) in uno dei tanti misteri che avvolgono questa ditta, questa fucina di surrealtà, questa banda di def... deferenti adoratori del profitto che popola la Internettoes spa(hm).
Stasera ci occuperemo de: la leggenda del sistemista scomparso(hhmmm).

Nel lontano 2008 Fred Dukes fu assunto per assolvere alla funzione di tecnico IT.
Ben presto soprannominato Blob (vedere figura) per il suo instancabile dinamismo et enorme mobilità, si rese subito malvisto da tutti.

Reperto 1
Brani di conversazione tra colleghi:


Collega ignoto 1: Ehi, hai visto Blob?
Collega ignoto 2: Sì, sta alla macchinetta del caffè.

Collega ignoto 2: Dov'è Blob?
Collega ignoto 3: Alla macchinetta del caffè.

Collega ignoto 3: Blob?
Collega ignoto 2: Macchinetta.

Collega ignoto 2: Caffè?
Collega ignoto 1: Blob.

Se c'era un problema tecnico interno all'azienda, tutti si rivolgevano a lui e... la stella nascente dell'odio ingrossava (so’ forte co’ e parole esoterique, eh?).
Fred Dukes non arrivava quasi mai, non risolveva quasi mai una beneamata mazza di niente, e già fin dall'inizio nella gente comparvero sintomi inquietanti: non si ricordava come fosse fatto, se non che era mostruosamente grasso e deforme.
Ah, la gente, che schifo di plebaglia.... anche a me da piccolo mi ricordavano solo per quell'unico brufolo di sei litri che avevo sullo zigomo!
Bastardi, ma ora sono ricco e fiquo, e voi siete poveri idioti che votate un ladro sperando che sia Robin Hood, e invece è solo Hood AH AH AH ho vinto io, che me pagheno pe' ddì tutte 'ste panzane maggiche, er sacro graal de noantri, i sette saggi de Sio (ma chi? Teresa?), e quello che je appare la Maronna cor cappello de feltro, a quellantro quella coi baffi, che ce li ha disegnati Gegio d'a terzaddì, t'el disi mì, e quell'artro ancora dice che sa arzà le pentole cor penziero, e arzame 'sto puparuolo, che ormai me ce vole er miracolo, creduloni, abboccaloni, manega di buffoni, mentecatti, mantecati, mantegazza & cattanei & gazzoni vi alter!

(Musica di Mozzarte, pe' calmasse)
Sì, ecco, chi andiamo, da dove siamo, dove veniamo, che ne so, io sono Robeppe Giacobbormind, ne so di maggìa mica de domande utili... dicevo?

Quando(hmm), in un giorno piovoso(hm), freddo e puzzolente, che Milano puzza(hm), si sa(hm), il Dukes diede i primi segni di scomparsa(hhhmmm).
Iniziò con la sensazione che al telefono non rispondesse lui, ma un messaggio registrato.

Reperto numero 2
Registrazione di conversazione.


Blob: Sono Dukes, dimmi.

(Utente ignoto): BLOBBB!
Vieni, presto, abbiamo installato la webcam nella sala delle torture della giovin sorella del diretùr!
C'è l'ugandese che GLI fa le pulissie già incatenato!

Blob
: Hai attaccato la spina del pc?

(Utente ignoto)
: No, non gliel'ha ancora attaccata nel cu-

Blob
: Hai riavviato il pc?

(UI)
: Ma che stai dice-

Blob
: Richiamami quando hai riavviato il computer, ciao.

(UI)
: Ma ugandese, torture, giovin sorella con frustino e stivali in pelle...

Blob
: tu, tu, tu, tu...

(UI)
: Non è più il nerd depravato di una volta, non trovi?

Poi il Dukes comparve dietro una scrivania col cartello "the IT is IN", ma stranamente perdeva della paglia dalle ascelle.

Infine scomparve definitivamente dall'office extension, che per noi che parlamo come magnamo sarebbe la lista degli impiegati.
E non si ebbe più traccia della sua presenza su alcun database.

Be', direte voi (che se non lo direte ve viene a prenne l'angelo d'a morte der Travertino, che me deve un favore dar numero sulli misteri d'e catacombe), l'avranno dimissionato (costretto ad andarsene), che se prenneva troppi caffè.

Ennò, perché de solito:

1) se uno viene licenziato gira la mail di Emma Frost che dice le solite parole grondanti di circostanza e ipocrisia, traspiranti odio, "dopo anni di feconda collaborazione, ecco che intraprende una nuova avventura, ma gli vogliamo sempre bene (possinammazzallo, ma non lo scrivo)”;

2) l'ex collega offre un giro di limoncelli, un pastarito, una partita a tarocchi della val Sugana, una partita di coca peruviana, o almeno manda una mail che saluta tutti, o addirittura va a trovarli nei rispettivi uffici (la macchinetta del caffè, in questo caso)

Ma nel nostro caso: gnente.
Quindi che fine ha fatto Fred Dukes?
La Cabala (organizzazione trasversale e segreta che governa la Internettoes SPA alle spalle della dirigenza, e nella quale si mormora partecipino Emma Frost e Norman Osborn in persona) lo ha fatto sparire deportandolo nella filiale di Criceto a Mare, provincia di Catania?
È stato abducted dagli alieni e fatto ricomparire sul balcone del Cremlino al posto di Breznev (si assomigliano fisicamente, e tutte e due, da un certo momento in poi della loro... vita, chiamiamola vita, via, hanno perdite di paglia sotto le ascelle)?

Non lo sappiamo.
Noi riportiamo solo i fatti.

Per le soluzioni maggiche, 'o miracolo(hhhm), non ci sbattiamo neanche, che avete eletto Abberlusconi, chi mejo de voi ne sa di fede nell'occulto?

Nelle prossime puntate:

Altri misteri!
L'operatore dell'helpdesk scomparso!
L'uomo tuttofare scomparso!
Il cervello di Courtney Ross, scomparso!

Non mancate!
Non scomparite…

Robeppe Giacobbormind e Ha’voyager ce saranno!

martedì 17 novembre 2009

Spersona.

Caro Pepper,
qui, come sempre, sono tutti indaffarati a badare a se stessi.
Così intensamente che percepiscono la vita con il corpo, e gli sembra che sia un altro essere vivente.
Sì, “la vita”, ai loro occhi, diventa una persona.
O meglio: uno strano, sterminato animale.
Ma un animale come loro.

Strategia intenzionale inconscia.
Anche questa si utilizza da sempre.
Tipo che dici che quella pianta ha sete.
Invece la pianta ha solo bisogno di acqua per sopravvivere.
Che la sete è roba solo tua, non sai mica se la “prova” anche lei.
Ma loro, questo atteggiamento, lo stirano fino allo spasmo, a coprire tutte le cose, tenerle al caldo, che il freddo fa paura.

Ti ricordi quando eri lì nel cortile a parlare con i tuoi amici, a ridere, tirando tardi?
Quella sera là.
Un fragore mai sentito prima, l’aria che scompare, poi torna spazzando l’atrio con la rabbia della disperazione, e tu che abbracci la tua amica, rannicchiandoti.
Poi il silenzio del fischio nelle orecchie.
E il lamento continuo che viene da quella finestra, mentre iniziano ad affacciarsi dai balconi e all’udito le voci spaventate, che cosa è successo?, cos’è questo odore, lì, lì!, FUOCO!
Poi capisci che è un’esplosione.
Un'esplosione in quell'appartamento, che da lì arriva quel pianto di sofferenza.
Una persona sta bruciando.
Un mondo che si sgretola.
La vita non è più un animale come te.

Credere che la natura, o “tutto il resto”, possegga un carattere come qualsiasi persona, è normale.
Ma arriva il giorno che tutto fa il suo sporco lavoro di “tutto”, si mostra per quel che è: un viaggiatore indifferente.
E sgozza l’incantesimo.
Non c'è niente, là fuori.

Il principio di carità fa cilecca se lo concedi a gente come Maroni figurati se ci provi addirittura con l’universo.
Che pretendi.

Ecco perché qui la gente cammina a testa bassa, quasi acquattandosi, che non sa più come immaginarsela la realtà, quando chi la comanda è un esercito strampalato e inintelligibile.
Ecco perché qui, se esplode un appartamento…

Ci sono solo occhi vacui che lo osservano lontani.
Il guizzo delle fiamme ci si specchia.
Poi senti le sirene.
Allora torni coi piedi sull'asfalto bagnato.
Pensi che non hai ancora preso il pane.
Pensi che è meglio che vai.
Che fa troppo freddo.
Troppo.

Niente saluti
dai territori occupati.
Mai tuo
Ghost Mind

L'altro viaggio. (2)


L'uomo è appesantito, ma si arrampica.
Facendo leva sulla roccia che emerge dalla terra secca, raggiunge la cima.
Poi si volta a guardarli.
Si passa una mano tra la barba sfatta, facendola scricchiolare.
Il pazzo, la punkettina e il capellone.
Ci sono ancora tutti.
Da qui bisogna prendere lo scivolo che passa sopra il mare, dice loro, indicando con un braccio teso la struttura alle sue spalle, ma senza guardarla.
Sembra uno di quegli scivoli che c'erano nei parchi acquatici, una volta.
Ma è alto, ripido, sembra non finire mai la sua corsa.
Passa sopra il "mare", quella distesa di sabbia marcia che ora esiste al posto del vero mare.
Illustre scomparso da tempo, la parola stessa significa altro, ormai.
L'uomo non ci pensa su, e si arrampica sulla scala.
Anche quella è altissima, da non guardare sotto, che ti viene un buco dentro.
Ha paura mentre sale, e spesso si guarda sotto, anche se sa che non deve farlo: la faccia grassoccia e sporca del pazzo, quella minuta e pallida della punk, e quella spigolosa del capellone, che diventano sempre più lontane.
Stringe i denti e le mani attorno ai tubi arrugginiti.
Piolo dopo piolo, arriva alla fine.
Si siede, le mani sui bordi dello scivolo di metallo consumato, rigato, ansima di paura.
Si dà una spinta, che tanto scendere dalla scala non se ne parla.
Meglio lo scivolo.
L'aria diventa sempre più spessa, veloce, fischia nelle sue orecchie, mentre gli sembra di cadere, tanto è verticale la discesa.
Muoio, finalmente, pensa freddo, ma poi di colpo l'inclinazione cambia, lo stomaco arriva in gola, la voglia di vomitare, la testa, gli occhi che vogliono esplodere per la pressione.
Poi rovina sulla sabbia, alzando un'ondata di grani scuri, e polvere che rimane incollata a mezz'aria, tanto è densa, umida.
Sbatte le mani tra loro, e poi sui jeans.
Si accerta di avere ancora la borsa a tracolla.
Guarda verso la punta della costa, disseminata di scogli spelacchiati, frangiflutti smangiucchiati, e altra pietra ormai inutile.
Vede in lontananza la forma aliena dell'aeroporto della città, strambi volumi protesi nello spazio, sembra un granchio, grasso di acciaio, che si arrampichi verso il sole.
Si volta quando sente un tonfo alle sue spalle.
Viene investito da una sventagliata di terriccio e odore di polvere rancida.
È arrivato il pazzo, che già fruga nel suo zaino, la dinamite.
Gli altri?, gli chiede.
Si cagano sotto, non vengono, sono tornati a prendere il treno.
L'uomo con la barba sfatta scuote la testa.
Andiamo all'aeroporto, che si sta facendo buio, dice al dinamitardo.
Si avviano rimanendo vicino la costa, attraverso scogli rotolati in quella distesa nera, diretti a doppiare quel promontorio.
In lontananza l'aeroporto è già una gigantesca cattedrale buia.
Pochi rasoi di luce alle sue spalle illuminano appena la sua pelle di metallo.

Rimango rannicchiato sul fianco.
Fa freddo, mentre tasto con la mano il pavimento, le scarpe.
Devo sbrigarmi per l'aeroporto.
Poi agli altri ci penserò.

venerdì 13 novembre 2009

Ma mangi mail&volpe al brunch?

Zia May è andata in pensione.
Lacrime, strilli, cotillon e
condillac... di gioia e tripudio, ovviamente, soprattutto per noi dell'helpdesk, che era una simpatica, niente da dire, ma berlusconiana e rompipalle in modo così meccanico e puntuale che si sospetta fosse la tanto favoleggiata donna-macchina di La Mettrie.
E non sapeva una beneamata mazza di quello che vendeva.

Mentre invece quella nuova...

Ah già, perché:
DLIN DLON, esce zia May ed entra... la giovane, alta, di buona famiglia e fiqua:
Courtney Ross.

Il suo profilo nel database aziendale recita (che già che reciti qualcosa... dell'helpdesk l'unico che ha compilato questo metodo di controllo aziendale è stato Mr Fantastic, tutti gli altri si sono prodotti in fischi, sputi e pernacchie, con grave scorno della Regina Bianca):

Hobby: caccia alla volpe.

Silenzio in sala.

CACCIA ALLA VOLPE?!?, dico, CACCIA ALLA VOLPE!!!, dico, CA!!!, ... zzi e carote!, che me ne vado in loop se no.

Cioé, playstation, telenovelas, shopping come tutti... NO?
CACCIA ALLA FOTTUTA VOLPE?
Ovviamente arriva il nomignolo istantaneo: Courtney Catch-the-fox Ross.

Ma veniamo all'oggetto del contendere.
Ecco una mail graziosamente inviataci da lei stessa, scritta di proprio pugno, tutto guantato di capretto s'intende, a domini@internettoes.it:

Alcune richieste da un (magari te volevi dire "dal") nostro cliente Ciccioni& C:

- ci chiede se è possibile aumentare la quota della mail (singola) in ricezione oltre i 13 MB.

(ora... la mail sono come minimo di 20 mega, quindi che ceppa di mail gli hai venduto?
Da 13?
Sono tipo le banconote da sette euri?
Vabbe', dai, ho capito... te volevi dire se è possibile fare in modo che possa ricevere messaggi che vadano oltre i 13 mega, però, via, snebbiati il cranio, che se no chissà che cosa mi vai a vendere, che qui mica si smerciano pelli conciate)


- sembra che a partire da oggi 11/11/2009 si possano inserire altri caratteri (non latini) all’interno del dominio (traduco per te stessa, che poi ti rileggi e non ti capisci: è possibile registrare domini che contengano caratteri non latini, perché coreani, cinesi, cirillici e tutte queste razze inferiori si sono messe in testa che vogliono vedere i loro domini nella loro lingua da sottosviluppati, TZK... scaglierò loro a dietro la mia muta di cani da caccia!).
Ad esempio loro vorrebbero poter registrare un dominio con caratteri come “&”, mi fate sapere se siamo attrezzati?
(Certo che siamo attrezzati: abbiamo tutti una tastiera munita di tastino "&"... ma che stai cianciando?
Fa la vera domanda, via: È VERO che si possono registrare i domini così e cosà?
Su, non far finta di essere intelligente, che ormai abbiamo capito che il tuo cervello è simile a pezzetti di brasato di selvaggina che navigano in un sugo unto di quelli che te se reimpongono er giorno dopo)

Attendo un vostro cenno,
(tutti assieme, immaginate il cenno al mio via.... VIA!)
Grazie

Neanche il tempo di risponderle e ne arriva un'altra:

Ciccioni, mi chiede se possibile sapere che tipo di notifiche forniamo riguardo all’invio di una mail.

Sbuffo, faccio 120 flessioni, sparo a due massaie che felici stendono i panni alle nuvole, picchio Impossible con l’immaginetta incorniciata di Zia May, e mi calmo.

1) Stai scrivendo a DOMINI, capito, DOMINI, non MAIL... fa niente eh?
Però che tu continui a chiedermi robe sulle mail all'indirizzo sbagliato, mi fa sorgere il dubbio atroce: ma sai che cos'è una mail?
Chi sta scrivendo in realtà?
Il tuo maggiordomo in livrea che nel contempo provvede alla tua vestizione, calcandoti con inaudita violenza il cappellino nero sulla cozza?
Mi pare l'unica spiegazione, visto l'insensatezza della richiesta (non sapere che in ogni misero outlook del mondo c'è il tastino del "richiedi conferma di lettura"... a meno che tu non voglia sentire gli squilli di tromba dell'apertura della stagione venatoria, po' esse), e vista anche la mancanza, come minimo, di un "di" o di un "se" nella frase, e l'utilizzo errato della virgola dopo il soggetto.

Dai, basta, adesso try to catch the fox, che se sei preparata sulla materia quanto lo sei con quello che dovresti vendere, ci va di culo che la volpe ti sbrana e avanti un altro.

Ah, la vita silvestre dell'her desk, ah, anvedi st'arcadia.

mercoledì 11 novembre 2009

Ermetica Mente: meccanici della sopravvivenza.

Per non soffrire i soprusi, le torture e la violenza mortifera delle forze dell’ordine, bisogna seguire queste tre leggi.

Le tre leggi della roboCOPotica.

1 Un essere umano non può ricevere danno dai rappresentanti delle forze dell’ordine se ha tanto culo.

2 Un essere umano deve obbedire all’istinto di sopravvivenza tenendosi alla larga dai rappresentanti delle forze dell'ordine, chiunque essi siano, a meno che questo non contravvenga la Prima legge.

3 Un essere umano deve proteggersi dai rappresentanti delle forze dell’ordine obbedendo a ogni loro richiesta, non importa quanto paradossale e umiliante essa sia, purché questo non contrasti con la Prima e la Seconda legge.

Corollario:
La legge 0 (“un essere umano indifeso non verrà mai ferito o ucciso dalle forze dell’ordine”) è valida soltanto in pochissime e del tutto immaginarie società.

giovedì 5 novembre 2009

Feriopoli.

Santippe: Pronto?
Pepper?
C’è qualcuno lì dentro?

Peppermind: Chiuso per ferie.

S: Ferie?
Sì, ma il blog?

PM: Ferie.

S: Ma sei a Milano, puoi scriverci lo stesso!
Che sei pigro…

PM: Ferie, ferie.

S: Ma che significa?
Essere in ferie non vuol mica di-

PM: Vuole, vuole, fidati.

S: E pulire la casa?

PM: Ferie.

S: ... i panni stesi?

PM: Ferie.

S: La libreria da comprare, il condominio da pagare, la riunione in cui discutere…

PM: Ferione, guarda.

S: Ma l'inquinamento, il razzismo, la volgarità, l’abuso…

PM: Ferionacce.

S: LA GUERRA!

PM: CACCACULO!

S: Ma sei un… un…

PM: Uno in ferie.

S: Ma neanche rispondere ai commenti?

PM: Mngnmn… nyò…

S: Eh?

PM: Mngnn… no.

S: No?

PM: ... no.

S: Ma su un po’!
Almeno a quelli rispondi!

PM: Ma ufa!
Nonciòvoja!
Ferie!

S: (sguardominaccioso)

PM: Va bene, va bene… lo faccio.

S: Non resisti granché, sotto pressione, eh?

PM: Ovvio.
Ferie.

SE TELEFONANDO… NO, NIENTE: FERIE.

venerdì 30 ottobre 2009

Vita in grani.

Il caffè senza zucchero.

Il caffè della caffettiera, che verso nella tazza da cappuccino, lo annuso a occhi chiusi, la condensa in punta di naso, e bevo.


Il caffè che hai i caloriferi che non vanno, maglioni su maglioni, aspetti domani che arriva l’idraulico, e ti scaldi.


Il caffè scuro come il mare scuro.


Il caffè del Nicaragua, che te lo senti nei denti, come il fumo dei camini di pietra di un villaggio.


Il caffè dell’Ikea, buono come un tavolo di mogano.


Il caffè che sono le sei del mattino, ancora 500 parole da tradurre, mi sa che non mi corico, vado diretto in ufficio a lavorare, ma prima me lo bevo, sbircio l’alba candida, silenziosa di sonni, lì fuori dalla finestra, nei cortili.


Il caffè della macchinetta dell’ufficio, miscela arabica, 6 centesimi più caro della miscela ciofeca, lo prendo doppio, ma mi viene da dormire lo stesso.


Il caffè che ti fermi all’autogrill, che guardi le donne abbronzate, i bambini, gli uomini con gli occhiali da sole e i ragazzi stanchi di tanti zaini, poi le montagne, poi ancora sull’autostrada.

Il caffè di Portos, dei Tre Moschettieri, di quel film là, che è un caffè nuovo, sapore appena arrivato, una vera droga, che la consuetudine di secoli non lo ha ancora ficcato nei caffè di tutti i giorni.


Il caffè della Coop, onesto, proletario, che ci sta dentro.


Il caffè che non mi vuoi, che non voglio andare a letto, un’altra notte a pensarti, addormentarmi per dormire niente, e svegliarmi col primo pensiero che sei tu, sempre tu, che non mi vuoi, e bevo con gli occhi aperti, li chiudo alla fine del sorso, che bruciano di vapore.


Il caffè che dopo c’è la sigaretta.

Sempre.

Il caffè che prima mangi le paste di mandorla di Avola, al fresco dei tavolini, che poco più in là c’è la piazza piena di sole, le ape car dei pizzaioli, la strada che porta al mare, mentre dall’altopiano cala la brezza che sa di campi secchi e pietra, e poi lo bevi, ed è dolce.

Il caffè che rimane sulla lingua, dopo la sigaretta.


Il caffè che si fa strada, scendendo, e si accoccola come un gatto caldo, nero, in attesa.


Il caffè del Kenya, aspro come la montagna, la fame, profumato come il tabacco di un mondo che è lontano, dove?, lontano.

Il caffè che, prova la miscela del Costarica, cacchio che buona, lo compro che me lo porto a casa, ma poi a casa sa di olive, che schifo è ‘sta roba.


Il caffè con lo zucchero, che non bevo più.

Il caffè della torrefazione vicino casa, che buono che è, lo ricompro, ma è sempre chiusa adesso, mi sa che è fallita, per forza, come fa a fare affari qui, non passa nessuno.


Il caffè senza zucchero, più maschile.


Il caffè che faccio girare ondeggiando la tazza, castano scuro come quegli occhi.


Il caffè che siamo seduti sul letto, che tu lo fai diventare freddo, e me ne accorgo quando faccio un altro caffè, e mi siedo di nuovo sul letto, e lo bevo di nuovo.


Il caffè che la gatta mi guarda che lo bevo, un sorriso nascosto dalla tazza.


Il caffè dopo mangiato, gli occhi che seguono il film che si agita sul monitor, le labbra no, che sto bevendo.

Il caffè dopo che hai appena ballato, rotondo, gustoso, sodo, come il culo di una negra.


Il caffè che studio, che bevo, che studio, che ne bevo un altro, che studio ancora.


Il caffè che, vieni, prendiamoci un caffè, che ormai è mattina, i muscoli indolenziti, le risate, la calma, di tutta una notte passata all’aperto, insieme alla città
.

Il caffè prima di uscire, che poi mi metto le scarpe, che fuori c’è il sole.


Il caffè che sono solo.


Il caffè che vabbe', un’alzata di spalle.


Il caffè che bevo.

mercoledì 28 ottobre 2009

CLAMOROSO! Pubblicata la conversazione telefonica avvenuta tra Pepper e Marrazzo!

Peppermind: ... sì?
Chi è?
Cosa c'è?
Ma che ora è?

Marrazzo: (piagnucolio, rumore di gocciolio)

PM: Proto, proto? (cadenza pugliese)

Marrazzo: FFROOOOONNN (rumore di soffio di naso)

PM: E che cazzaroletta... magari mi ci tiri anche una scorreggia, adesso?

Marrazzo: Sono Marrazzo...

PM: E chissenefr-

Marrazzo: Non metta giù, la prego... ho bisogno di risposte!

PM: Certo che voi comunisti di merda, ci avete la fissa con 'ste domande e risposte, eh?
Ma uscite!
Divertitevi, andate a donn... mh.
Niente.
Dicevi?

Marrazzo: Ho bisogno di risposte!
Parla!
Parla!
Vuje me guardate co' quest'uocchie scure, e nun parlate!

PM: Sì... e felicissima sera, a tutte sti signure 'ncruvattate e a chesta cummitiva accussí allèra, d'uommene scicche e femmene pittate!
E famme chesta domanda ca ta rispunne!

Marrazzo: ... ah sì...
Ma io... io sono meglio di Berlusconi?

PM: Ok, chiedo l'aiutino da casa...

Marrazzo: Dai, dai!
Sono una merda come lui?

PM: Non esageriamo... ci vogliono anni e anni di pratica.
Sei ancora un pivellino, via... presidente della regione che va a troie con la Lancia presidenziale.
Robetta.

Marrazzo: Ma sono TRANSESSUALI!

PM: Vabbe', quelle del Berlusca ci hanno il cervello così brillante e agile da escogitare la mitica ideona di fare le puttane per far soldi!
Che mi frega dei tuoi gusti sessuali?
O di quelli del premier, beninteso.
Vai con i trans, con donne dall'intelletto bovino, con caloriferi con le bistecche giustapposte a mo' di vagina tra le barre, non mi interessa, va bene.
Certo... favorisci lo mercificazione del corpo (come si diceva quando eravamo marxisti) e vari giri di malavita mica da ridere, ma non sei diverso dalla maggioranza degli italiani.
Certo, ancora, se ci andavi con la tua lambretta, invece che con la macchina presidenziale, era meglio.
Certo al cubo, se lo dicevi che ti piace il cazzone, senza vergognartene, senza mentire alle spalle della tua famiglia, sarebbe stato ancora meglio... per te e i tuoi cari, eh?

Marrazzo: Ma allora sono una merda come lui... (rumore di pianti da prefiche a un funerale)

PM: Sei una merda... ma non come lui, dai.

Un fecaloma, via.
Non sei imbevuto di arroganza e fiero delle tue porcate, come lui.
Non hai fatto della famiglia cattolica uno dei perni della tuo manifesto politico, per poi fottertene bellamente in privato.
Non vai in giro a palpare culi di transessuali, e a vantarti che ti fanno dei gran pompini nei corridoi non resistendo al tuo fascino di uomo ricco e potente, che però paga per scopare.
Non umilii in continuazione la figura della donna, o del transessuale, manifestando che per te è poco più che bestiame da monta.
Berlusconi ha reagito allo scandalo con la sicumera di un Conte Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.
Tu come un Fantozzi, anzi, come la Pina.
Ti sei fatto intimidire dai Caramba, umiliare, torturare come un qualsiasi no-global impaurito, costretto a farsela addosso nella caserma di Bolzaneto.
Se invece avessero provato a ricattare Berlusconi, li avrebbero trovati loro il giorno dopo, menati, sodomizzati e sparati con la lupara dello stalliere.

Marrazzo: Quindi...

PM: Quindi hai di che vergognarti, ma per ragioni ben diverse.
Hai tradito la tua famiglia... ma son affari tuoi: prima ti mandava rai 3, ora ti ci manneranno loro.
Che tutto 'sto bailamme alla fine è perché ti scopi degli uomini, che se fossero state escort, facevi solo ridere, in confronto al maestro.
Questa fregola del "io devo sapere tutto di chi voto!", è una scemata da americani.
A me frega sega, sia di quello che fa il Berlusca in privato, sia di quello che fai tu.
Mi importa solo quando è concretamente in contraddizione con il programma politico, o con le idee che a mio avviso dovrebbero essere supportate, non ridicolizzate (tipo quello della parità di diritti delle donne).

Marrazzo: Non devo ritirarmi allora?

PM: Ma fa' un po' quel che ti pare.
Ma se rimani: dichiara la tua sessualità senza paura, e piantala di usare l'auto blu per andare a limonare nei parcheggi, e checcazzarola.
E vale lo stesso anche per il Berlusca, con l'aggiunta di tenere le mani e la lingua in tasca quando dovrebbe pensare allo stato e non al suo puparuolo.
Per me, il resto è fuffa.

Marrazzo: Ifff, nifff (rumore che tira su col naso) ...

PM: ... dai, adesso soffia bene il nasino… vieni qui, dai.

Marrazzo: PROOONNNN.

PM: Ecco… e tira su la patta, che si vede il pistolino, che poi sembri Berlusconi.

Marrazzo: … sì (ziiiippp).

PM: Bravo, sgneeec, sgneeec (rumore che gli metto a posto i capelli coi diti umettati di saliva).
Ora va a giocare in giardino!

Marrazzo: Posso giocare al dottore?

PM: Forse è ancora un po’ presto per quello… eh?

Marrazzo: Allora gioco al ritiro nel monastero.

PM: Ecco.
Meglio.


SE TELEFONANDO IO POTESSI DARE LEZIONI DI VITA A MARRAZZO, DALL'ALTO DELLA MIA IMPECCABILE ETICA, GLIELE DAREI.
POI, COL FAVORE DELLA NOTTE, PUBBLICHEREI TUTTO SUL BLOG.